Una molecola di ossigeno e due di idrogeno: limpida alchimia che fa da sostrato all’esistenza. Una lunga scia che come un ghirigoro barocco attraversa prepotentemente tutti gli aspetti della umana esistenza. Filosofia, letteratura, arti figurative… ogni ambito del sapere è ispirato, dominato, assoggettato all’acqua.

Il pianeta blu ha un legame quasi filiale con il prezioso liquido, fonte di conflitti nel sud del mondo, di ricerca, di ispirazione.

Anche il mondo della moda non resta estraneo al fascino delle chiare fresche e dolci acque, di cui Petrarca parlava in uno dei suoi componimenti più celebri: interpretazioni personali e sempre diverse stupiscono gli occhi di chi conosce la moda.

I vestimenti leggiadri, proposti da Kenzo per la S/S 2014, come nella lirica dannunziana de “La pioggia nel pineto” da una languida pioggia sono bagnati.

Lavata dell’aspetto più selvatico, la tigre, che per parecchie collezioni ha raccolto in sé l’identità del marchio, l’acqua si erge come chiave di lettura del lavoro di Humbert Leon e Carol Lim, i direttori creativi che hanno preso il posto di Antonio Marras.

Declinato nelle tonalità delle ventiquattro ore, la passarella si apre con le tonalità del blu e degli azzurri e si conclude con i neri più notturni, infiammandosi del rosso del tramonto.

L’uomo di Kenzo veste l’acqua, lo fa con fantasia e grafiche che ridisegnano impetuose onde. Tutto è farcito di richiami più o meno celati al mondo del surf.

Per i tagli decostruiti che ridefiniscono una silhouette minimale passano concetti sociologici di Peaumann; la moda diventa fluida, rinnegando i formalismi e l’eccessivo rigore, ogni capo perde la connotazione che lo lega ad un’occasione d’uso, decompone e ricompone, in maniera vacillante e incerta, fluida e velante, caratteristiche e strutture legate al costume. In maniera fresca e labile riesce ad acquisire la fama più adatta al contenitore sociale che accoglie l’uomo Kenzo.

Spumeggiante è anche la grafica della compagna pubblicitaria, affidata per la seconda volta al duo creativo di Toilet-paper.

Gli artisti Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari in grafiche dissacranti e a tratti metafisiche immergono la figura umana, o un vessillo di questa, nei topos di collezione destabilizzando l’occhio dello spettatore che dolcemente naufraga in deliranti trasposizioni di non-sense.

Una vena charity suggella il forte legame che questa collezione intrattiene con l’universo delle acque. Kenzo ha deciso di salvaguardare gli oceani e venti specie di pesci che rischiano l’estinzione devolvendo il ricavato di alcune felpe e maglie per l’attuazione del progetto “No fish… no nothing”.

All’uomo contemporaneo naufragar è dolce in questo mare.

Immagini: Style.com; Kenzo Official Facebook Page