Concordiamo subito su una cosa: le rotture fanno schifo.
Non esiste un modo “delicato” e indolore per lasciare come non ho ancora trovato un modo rapido e immediato per guarire da rifiuti, non possiamo stare insieme perché non sei abbastanza e relazioni troncate da altri ( tranne forse la vodka..quella aiuta in ogni caso!).
Di recente sono tornata single e riflettendo sulla passata relazione, mentre raccoglievo bigliettini e regalini dividendoli secondo i principi della raccolta differenziata, sono giunta ad una conclusione:sulla mia personale scala Carrie, l’essere lasciata via sms rappresenta un bel Berger (il quale ha galantemente preferito ricorrere al caro e vecchio post-it).
A distanza di tempo però ho realizzato che nonostante lui abbia sbagliato il modo, la rottura con il Berger in questione mi ha portato più sollievo che dolore: non sono stata io ad avere dei pensieri per la testa, non ho iniziato io ad avere dei dubbi sulla relazione, non ho rotto io con lui. Di fatto non avendo colpa non ho accusato quasi per nulla il colpo. Da piccola ingenuotta romantica quale sono stata in passato, ero convinta che il primo che mi avrebbe lasciata mi avrebbe spezzato talmente il cuore da diventare in automatico l’amore della mia vita (spezzando una lancia a mio favore ero un’appassionata di film strappalacrime tipo Love story o Come eravamo, pellicole tragiche e senza un lieto fine). Ho realizzato poi andando avanti con gli anni che la tragicità della relazione non è data da una romantica rottura sotto la pioggia o al tramonto sul mare con lei che guarda verso la nave che salpa. La vera tragedia è il quotidiano e la vita vissuta insieme giorno dopo giorno. Superata questa senza scannarsi, ma avendo voglia di stare l’uno accanto all’altra nonostante tutto, ecco lì si potrà parlare di vero amore.
Ma torniamo a noi.
Mentre essere lasciati ci fa solo guadagnare punti a nostro favore (e se avete amici come i miei kg in più dati dal gelato e dal vino!), quando si parla di lasciare l’ago della bilancia cambia totalmente posizione, finendo a nostro sfavore. Un paio di anni fa stavo con un ragazzo, andava tutto sommato bene anche se a tratti mi sentivo soffocare (trattandosi di una relazione a distanza erano più le volte che vedevo comparire il suo nome sul display che il suo volto davanti al portone di casa). Al posto di iniziare a parlarne ho preferito mandare giù i problemi come fossero batuffoli, per accorgermi poi dopo di aver ingoiato veri e propri macigni che mi si erano depositati sulla bocca dello stomaco. Così, stanca di tutti quelli che mi ripetevano quanto fossimo bella come coppia, stanca di lui che continuava a controllarmi e limitava notevolmente il mio quieto vivere, ho deciso di troncarla lì. Ok, lo ammetto: l’ho fatta finita al telefono con uno che abitava a quasi 300 km di distanza da casa mia. Spiazzandolo e non dandogli molto spazio per rispondere in modo adeguato (citando lui). Il Karma delle rotture è proprio tremendo, perciò riconosco di essermi meritata la rottura del Berger via sms.
Quando mi sono ritrovata a lasciare avevo messo in conto che avrei fatto soffrire il mio ex e che lui avrebbe voluto avere certezze e continuare ad avere un legame quando io non vedevo l’ora di spegnere il telefono e godermi il mio presente. Non avevo tuttavia considerato che la rottura avrebbe raggiunto livelli impensabili, coinvolgendo parecchi amici di entrambi. Lui contattò le mie amiche per indagare, scoprire e manipolarmi a distanza. I suoi amici mi contattarono per cercare di convincermi a ripensarci. Lodevole ma non necessario. Avevo bisogno di pace, non di ansia.
Il problema si è ripresentato un paio di mesi dopo. Finalmente single, avevo ripreso a vivere senza troppi drammi né chiamate a qualsiasi ora, quando ho avuto il primo attacco. Proprio al centro del petto, partendo da sotto lo sterno, ho avvertito la prima morsa di rimpianto. Ho cercato di ignorarla per un paio di giorni ma questa tornava incessante e sempre più acuta. Alla fine non sono riuscita a trattenermi e gli ho scritto. Poi è iniziato il tira-e-molla peggiore mai vissuto fino ad oggi, culminato in lui che sadicamente si vendicava di quando l’avevo fatto soffrire e io che toccavo il fondo convinta che per amore si dovesse fare di tutto e soffrire come nei film che avevo visto da piccola.
Trattandosi di rotture, ciò che differenzia il lasciare dall’essere lasciati è la colpa: nel primo caso sappiamo di meritarci gran parte delle angherie dell’altro che ha subito e che in qualche modo deve ancora metabolizzare; nel secondo, invece, siamo totalmente liberi di incolpare chi ha deciso di buttare all’aria momenti felici e non prendendo una decisione anche per noi. La quale, in ultima battuta, si è rivelata la migliore opzione possibile. Se non altro perché ci ha liberati di un peso dato dall’avere un soggetto del genere accanto.
Comments by Alice Minissale