“Immagina una goccia di pioggia”, “immagina le nuvole”.
In pochi sanno che da questi versi, appartenenti ad alcune poesie, scritte da una bambina di dodici anni durante la seconda guerra mondiale, avrebbe tratto ispirazione, negli anni settanta, un famoso musicista, per comporre, quella che oggi chiameremmo una hit mondiale.
Il musicista si chiamava John Lennon, la bambina si chiama Yoko Ono, cantautrice e poetessa giapponese, sua amata e musa, che pubblicò le sue poesie in una raccolta intitolata Grapefruit.
Il pezzo in questione è Imagine, che Lennon cominciò a scrivere nel 1971 nella sua casa di Tittenhusrt, nel Berkshire e che, a detta della stessa Yoko, terminò durante un viaggio in aereo.
Il singolo uscì negli Stati Uniti l’11 ottobre dello stesso anno, prodotto da Phil Spector, e registrato in un piccolo studio di New York City.
Riscosse subito grandissimo consenso, arrivando sulla cima della Billboard 100, la classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti, e vendere 1,6 milioni di copie.
Del resto egli stesso nella canzone scrisse: “è facile, se ci provi”.
Una canzone semplice nella melodia e nel testo, in assoluto la più conosciuta di Lennon solista, che fra pochi giorni festeggerà il suo quarantatreesimo anniversario.
Un vero e proprio evergreen, che si presenta tutt’ora come un pezzo attuale, riproposto, e richiesto, spesso in radio, ma anche usato come colonna sonora di campagne per la pace e la coesistenza pacifica tra i popoli.
Addetti ai lavori, appassionati di musica e non, risulta davvero difficile trovare qualcuno che non la conosca
“Imagine..it’s easy if you try…You may say i’m a dreamer, but i’m not the only one” sono forse le parole che meglio la racchiudono il messaggio del brano che invita ad immaginare un utopico mondo migliore, senza guerre, barriere, pregiudizi di razza o religione.
E forse tra gli addetti ai lavori, gli appassionati di musica e non, risulta davvero difficile trovare qualcuno che non la conosca, perché, per realizzare quell’utopia, pare che la canzone vada acoltata ancora per tanto, e tanto tempo.
Immagini: Mauxa.com
Comments by Elisa Ricci