Jeronimus Bosch, il più celebre e inquietante tra i pittori olandesi del ‘500, eretico, innovatore, visionario, allucinato, stravagante, geniale, nel corso del tempo è stato definito nei modi più disparati. Di lui si sa pochissimo, ma la sua opera ha influenzato nei secoli la pittura ed anche il modo di concepire nell’arte il peccato ed il male.
A 500 anni dalla morte del celebre artista fiammingo verrà a lui dedicata dal 13 febbraio all’8 maggio al Noordbrabants Museum di ‘s-Hertogenbosch la mostra “Hieronymus Bosch – Visioni di un genio”, che sarà la più grande retrospettiva a lui mai dedicata, costituita da prestiti provenienti da musei di tutto il mondo, dal Prado di Madrid al Metropolitan di New York.
Non tutti naturalmente potranno visitare la mostra nel Brabante, ma si potranno ammirare a Venezia tre straordinarie opere di proprietà delle Gallerie dell’Accademia, il “Trittico di Santa Liberata”, le “Visioni dell’Aldilà” e il ”Trittico degli Eremiti”, appositamente restaurate per il cinquecentenario grazie al Bosch Research and Conservation Project e alla Getty Foundation di Los Angeles.
“Jheronimus Bosch 500”, il programma internazionale di celebrazioni che per tutto il 2016 ricorderà il grande artista, prenderà avvio e si concluderà proprio a Venezia, a cominciare dalla presentazione in anteprima – dal 16 gennaio al 7 febbraio – all’interno del percorso museale della Gallerie di due dei tre polittici restaurati: il “Trittico di Santa Liberata e le quattro “Visioni dell’Aldilà”.
La terza opera custodita a Venezia, il “Trittico degli Eremiti”, attualmente in fase finale di restauro, sarà esposta all’Accademia a partire dalla seconda metà di maggio.
A dicembre invece Palazzo Ducale ospiterà una grande mostra realizzata dal Muve in collaborazione col Museo del Prado dal tema “Jeronimus Bosch e il mondo mediterraneo tra Italia e Spagna”, che focalizzerà la nascita in Europa del fenomeno Bosch e del gusto per una certa pittura nordica (in netta controtendenza col classicismo dominante) dove mostri, demoni ed incubi erano i protagonisti.
Comments by Maria Eugenia Panzera