jessiebush_nyfw_streetstyle33_v650x433  La domanda slogan che sentiamo in continuazione è: “Ma come ti vesti?”

Ma come rispondereste a: “Per chi ti vesti?”

Quando apri l’armadio, e magari passi una bella mezzora provandoti un’infinita serie di capi di abbigliamento, ti sei mai chiesta per chi lo fai? Per te stessa? Per gli altri? Vuoi risultare attraente o mostrare la tua personalità? Far parte di un gruppo o distinguerti dagli altri?

street style

Uno studio del 2011 organizzato da Simple Skincare ha rivelato che le donne quando scelgono cosa indossare la mattina pensano in genere all’approvazione del genere femminile, che si tratti di un trio di fashion victims oppure di un gruppo di super alternative e ostentatamente anticonformiste il processo mentale è sempre il solito. Questo potrebbe risultare scontato ad un occhio moderno e poco incline all’analisi psicologica del quotidiano, ma non lo è affatto. Basti pensare ai canoni di bellezza degli anni 50 e alla sua estetica che trasudava un sessismo parecchio inquietante. Le donne del miracolo economico si vestivano per il genere maschile, dovevano evidenziare le forme senza troppo scoprirle, in un gioco a nascondino che celava una dittatura maschile nel mondo della moda. Ma dopotutto è sempre stato cosi, di certo una donna non avrebbe inventato un corsetto, dico io. Il mondo del fashion, come quello della letteratura e delle arti, ha sempre subito l’egemonia del “sesso forte” che relegava il “sesso debole” al ruolo di musa, al massimo.

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Ma senza addentrarci troppo in spicciole polemiche femministe, concentriamoci sulle tendenze della moda contemporanea. Il look che il magazine Lone Wolf ha definito: “this decade-long ugly-pretty man-repeller dress-to-depress new wave of fashion” non è altro che l’espressione concreta di una serie di cambiamenti astratti che la nostra società ha subito, nel bene o nel male a seconda dei gusti ( o del livello di stupidità). Le ultime tendenze sono state definite “non femminili”, critici hanno affermato che la donna non assomiglia più ad una donna ma ad una figura androgina priva di attrattive. Stiamo parlando dei maglioni extralarge, i cappotti sformati, le gonne lunghe o i jeans anni 90 abbinati alle sneakers che stanno spopolando nelle passerelle di più o meno tutto il mondo. La moda sta prendendo una piega androgina, o, se vogliamo dirla meglio, asessuata. E quale sarebbe il problema di un mondo della moda unisex, verrebbe da chiedere ai difensori del “look femminile”. Cosa intendono I dittatori dello stile con la parola” femminile”? Perchè sotto questa scialba critica giace dell’ipocrisia un pochino pesante. Se per essere femminili ci si deve rifare ad un modello di femminilita dell’immaginario maschile, c’e gia qualcosa che non quadra, ma la cosa assurda e che poi i problemi si creano anche se si segue il modello imposto. Il fenomeno “she was asking for it wearing that” ( lei lo stava chiedendo indossando quello”) ovvero la giustificazione morale di uno stupro legata all’abbigliamento della vittima, dimostra come non esista una via d’uscita sicura dagli stereotipi legati allo stile.

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Con questo articolo non stiamo cercando di negare totalmente l’importanza del giudizio maschile nella scelta di quella gonna attillata al posto di quel pantalone vintage  palazzo con la vita alta, magari la sera dell’anniversario, no. Perche ovviamente le occasioni ci sono e talvolta lo scopo di un vestito e solo quello di venir tolto, ma qui vogliamo analizzare una quotidianità che sta cambiando. Sembra che più di una dinamica di seduzione, ci sia come un ritorno alle dinamiche adolescenziali di accettazione da parte del gruppo, con prove di iniziazione quali indossare le vecchie all star del fratello o la camicetta della nonna. Molti potrebbero argomentare, ribaltando questa tesi da capo a piedi, che le donne si stanno adattando ad una predominazione maschile, copiando spudoratamente l’estetica e gli atteggiamenti del sesso opposto. Ma basta dare un’occhiata alle foto delle ultime sfilate per scoprire che non si tratta affatto di “mettersi nei panni degli altri”. Il nuovo trend non copia lo stile maschile, ma lo reinventa. La comodità prende il posto della sensualita, la tenerezza al posto delle forme, l’essenziale al posto dell’esibizionismo. Eternamente condannata al binomio “santa-puttana”, la donna finalmente pare aver trovato una dimensione che le si addice, almeno nella moda di questo decennio.

Se sia un sussurro di una rivoluzione degli armadi che porterà ad un cambiamento negli atteggiamenti, non si può dire. Saremmo alquanto ingenui a sperare che un trend stagionale possa cambiare il mondo, ma se non altro si tratta di segnare un punto a favore per la lotta contro la chiavica della catena sessualità-valore-abbigliamento.

Provate a pensarci bene: preferireste un complimento sul vostro stile fatto da un uomo o da una donna? Non c’è una risposta giusta o una sbagliata, ma quello che risponderete influenzerà la vostra scelta mattutina.

Immagine: Vogue.de; Harpersbazaar.com