Non mi piace tirare le somme dell’ anno passato, perché per qualche strana ragione mi mette addosso un’ansia terribile nell’attesa dell’anno nuovo. Sembra che arrivi troppo tardi, sembra non arrivare mai, eppure arriva. Cosa diavolo avremo mai d’aspettare poi…
Quando ero un’adolescente (e con questa affermazione ho svelato praticamente di aver passato la fase della giovinezza e di essere in quella adulta), il Capodanno era una festa che amavo/odiavo. Amavo far festa, anche se rimanevo a casa con familiari e parenti di vari gradi, ma mi piaceva vestirmi, addobbarmi per la festa e fare festa. Il countdown di fine anno abbracciata alle mie cugine, quel contare tutti insieme, mi dava il senso di fare parte di un qualcosa che mi faceva bene. Mi sentivo protetta, c’ero anche io. Prima di scappare alla cena del Veglione, mentre le mie amiche già pensavano ai loro look post mezzanotte (alzi la mano quanti come me non potevano andare in discoteca per varie ragioni che non staremo qui ad elencare), io mi chiudevo nella mia stanza e più che guardarmi indietro, io guardavo direttamente avanti. Stilavo la lista di buoni propositi, alcuni meno raggiungibili di altri, però l’impegno c’era, o sarebbe il caso di dire che l’intenzione iniziale c’era, poi mancava la costanza, ma questa è un’altra storia. Perché la scrivessi questa lista non lo so, considerando che durante l’anno non ricordavo mai di consultarla. Pur scrivendola sui post it, non la guardavo ( il post it si staccava dalla parete, la buttavo in un momento di pulizia maniacale, si staccava dalla parete per un colpo d’aria e poi chissà dove andava a finire…); quando, e se, la ritrovavo a fine anno, guardavo con dispiacere e una certa autoindulgenza ai miei buoni propositi. Quante scuse mi sono data per non aver fatto quel corso per impere lo spagnolo, e vogliamo parlare delle giustificazioni che mi davo ad alta voce per non essere uscita dalla mia comfort zone?
Ecco, la verità è questa: scrivevo dei propositi perché volevo uscire dalla comfort zone, ma non facevo nulla per cambiare la situazione. Sarà la mia dualità da Sagittario… Laddove non sono arrivata, ci ha pensato la vita a cambiare le carte: non è una frase fatta, nel mio caso posso dire che non ho mosso un dito per cambiare le cose, semplicemente si sono presentate delle situazioni e anziché star ferma mi sono mossa. Per questo motivo, da qualche anno, Capodanno è diventata solo un giorno in cui si fa festa, e che non c’è un modo giusto o sbagliato su come passarla. Ho imparato a perdonarmi il fatto che non faccio sempre scelte uguali agli altri. Da due anni, non scrivo più nulla, niente buoni propositi, ma lascio solo un mantra: quello che viene, vivo. Qualsiasi cosa sia, nel bene e nel male.
Ho pensato seriamente cosa fare di TheAuburnGirl, sono cambiate tante cose dall’inizio, pensavo di non voler più raccontare storie e immagini, ma la verità è che volevo raccontare anche le mie di storie, non solo quelle degli altri, personaggi o brand che fossero. Cambierà qualcosa qui, ma una certezza resta: TheAuburnGirl sarà sempre quella ragazza che racconta storie, coi suoi tempi, coi suoi modi, sempre diversi dagli altri. Lo sanno tutti che per scrivere una buona storia prima di tutto devi star zitta e ascoltare e ho ascoltato tanto, molto. E’ tempo di parlare adesso, col mio nuovo mantra: quello che viene, vivo. Qualsiasi cosa sia, nel bene e nel male.