Dior apre col botto la settimana della moda parigina. In una scenografia ideata da Tomaso Binga dove le lettere dell’alfabeto sono rappresentate da un corpo femminile, Maria Grazia Chiuri strizza l’occhio agli anni ’50, alla figura iconica della ribelle ma snob principessa Margaret, fan della maison, e reinterpreta i codici stilistici dell’epoca: riprende il blouson in pelle nera di Yves Saint Laurent per Dior, omaggio alle culture underground degli anni Cinquanta e Sessanta, porta in passerella una serie di abiti da sera, composti in realtà da un body completato da una ampia gonna a volte ricamata con paillettes trasparenti, oppure esaltata da fiori tridimensionali; il Toile de Jouy subisce una trasformazione, si riempe di palme che rivestono camicie con motivi a scacchi damier e vichy, in un vortice di rosso, nero e bianco. Non manca certamente l’iconico tailleur Bar, qui riproposto in chiave maschile abbinato ad una sequenza di gonne arricciate, rese duttili dalla materialità dei tessuti tecnici. La Chiuri non tralascia alcun particolare e abbina ai suoi look affusolate décolleté con un piccolo tacco.
Una collezione dove domina uno spirito di sorellanza, come lo dimostrano le tshirt/slogan indossate dalle modelle, dove il fare squadra fa donne è la norma. Tutte accomunate da uno spirito rivoluzionario.
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