Una strada di Palermo si trasforma in un ok Corral per sole donne che mettono a nudo le loro anime. Sullo sfondo la società del capoluogo siciliano, i problemi, i limiti, i perbenismi, l’ipocrisia…la vita.

Il primo film italiano in concorso alla 70.Mostra Internazionale di arte Cinematografica di Venezia sembra aver fatto centro. Applausi, consensi del pubblico e della critica hanno promosso a pieni voti l’opera prima di Emma Dante.

Regista palermitana di grande spessore, Emma Dante sino ad oggi ha percorso la strada del teatro d’impegno cogliendo tantissimi prestigiosi riconoscimenti. Oggi il salto dietro alla macchina da presa dato che, come afferma la stessa regista aveva “bisogno della carne e della polvere” per meglio comunicare con il suo pubblico.

Un passaggio al cinema che è però avvenuto con un’ intensa preparazione teatrale, provando e riprovando le scene sul palcoscenico prima di girarle in strada.

Via Castellana Bandiera” è un western di sole donne imprigionate nelle rispettive macchine nel traffico claustrofobico del capoluogo siciliano che si tirano metaforiche schioppettate per un diritto di precedenza. Ovviamente un pretesto per mettere a nudo le loro anime ma soprattutto il mondo d’oggi rappresentato e condensato in mille sfumature.

La Dante si cuce addosso anche il ruolo di una delle protagoniste, Rosa, che si trova in auto con Clara, sua compagna di vita, interpretata da Alba Rohrwacher. Sull’altra macchina una strepitosa Elena Cotta che interpreta Samira, anziana immigrata albanese.

Dante ci propone la storia nella storia, quella dell’amore omosessuale di Rosa e Clara, tema di stretta attualità. A questo proposito Emma Dante sottolinea che: “Via Castellana Bandiera è la via larga del finale, non quella che si vede all’inizio. Lo spazio ci sembra più stretto, ma siamo noi a non saper più vedere le cose perché in realtà c’è posto per tutti, anche per le coppie omosessuali che vogliono semplicemente riconosciuti i propri diritti. Rosa e Clara sono solo persone che si amano e vorrei che questa storia diventasse naturale, senza trovare il modo di raccontarla, perché dobbiamo raccontare un amore diverso”? 

La regista ha tratto il film dal suo romanzo omonimo “non so come si possa definire il carattere di queste due donne; all’inizio sono ottuse, poi si sciolgono. Riescono a guardarsi dentro e a fare il punto della loro vita, rispecchiandosi nell’altra, proprio come fa il Minotauro quando scopre la sua mostruosità in un riflesso. Se ci fermiamo di fronte a un altro che è diverso da noi, il mostruoso che nascondiamo esce fuori. Mi piace la mostruosità di Rosa e Samira perché è verità.”

Come confessa Emma Dante, la rappresentazione del duello delle donne a bordo delle due auto rende omaggio a Sergio Leone ed ai suoi grandiosi western: “l’ispirazione di Leone è stata forte”.