Fin dalla prima scena appare leggermente surreale il film di Wes Anderson presentato al Festival del Cinema di Roma: nella piazza di un paesino italiano arriva un bolide rosso che si schianta contro la statua di Gesù.
Gli abitanti non si meravigliano, non si scompongono, continuano a chiacchierare al bar e si limitano ad indicare il Castello Cavalcanti.
Come in un sogno, il pilota americano, interpretato da Joseph Schwartzmann, si avvia per le stradine di questo paesino fuori dal tempo avvertendo un’atmosfera misteriosa, quasi una predestinazione che gli fa dire:
“Sono contento di avere avuto questo incidente, è quasi un avvertimento”. Cosa  avrà voluto dire, perché è addirittura contento di avere avuto l’incidente? Ha qualche riferimento col suo destino il fatto di essersi schiantato contro la statua di Cristo? O è il Castello Cavalcanti la chiave del mistero?
No, Schwartzmann scopre, incredibile ma vero, che i suoi antenati venivano proprio da Castello Cavalcanti e tra una partita a carte e due chiacchiere davanti a un piatto di spaghetti, si trova talmente a suo agio in quel luogo da lasciar perdere la corriera, anche se non sa quando passerà la prossima.