Sono ovunque e sono sempre di più, sono verdi e ci stanno conquistando tutti. I parka, o eskimo, gli alieni che stanno colonizzando questo Inverno 2013, sono pacifici, non temete.
Uno dei capi più controversi, ricchi di storia, cultura e simbologie, è tornato. Perché?
Innanzitutto specifichiamo: parka e eskimo non sono la stessa cosa, ma sono stati assimilati come sinonimi dello stesso oggetto. Entrambi sbarcano in Italia quasi negli stessi anni ma in contesti differenti.
Il parka infatti era un capo militare (Fishtail Parka) che i Mods, la subcultura degli Who, anfetamine e vespa degli anni 50/60 dal motto “Adopt, Adapt, Improve”, adottarono e utilizzarono per proteggersi dal freddo e per non rovinare il proprio look ricercato andando in lambretta.
L’eskimo ottenne invece quasi subito una valenza politica divenendo simbolo/divisa delle lotte studentesche della sinistra del 68 vista la fattura semplice, di solito tela, e il prezzo accessibile a tutti.
Se lo riconosci lo imiti. Ecco le principali differenze:
1)interno: nel parka è in nylon e cotone mentre nell’eskimo è di pelliccia, nei due casi è removibile.
2) tasche: il parka ha solo due tasche, l’eskimo varia
3) taglio: il parka è più lungo e la parte posteriore termina a coda di rondine, l’eskimo ha invece una linea dritta.
Il parka nasce come indumento preistorico delle popolazioni Inuit, e il nome deriva dal russo. Durante la seconda guerra mondiale fu impermeabilizzato e scelto dall’esercito americano. Poco tempo dopo si trasformò in divisa sportiva per le gare di slitta fra Alaska e Canada.
Quando giunse in Gran Bretagna divenne monopolio dei Mods (Modernists) che ne fecero l’emblema del “Ticket Style” o “College Boy Style” in opposizione ai rockers. Alla fine degli anni 80, abbandonati i film francesi e le riviste di moda italiane, il parka si trasforma in Grunge e si accoppia con jeans sfilacciati, camicie canadesi logore e dischi dei Nirvana o Pearl Jam, e questa storia va avanti per tutti gli anni 90 passando anche per i fratelli Gallagher del gruppo degli Oasis.
Negli anni 2000, una volta indossato da Kate Moss, diviene onnipresente.
Sienna Miller, il distretto “boheme” W10 di North Kensington , Keira Knightley, Alexa Chung, Stella Mccartney, Alexander Wang, tutti, sia stilisti che vips, lo ripropongono. Burberry arriva ad adattare il classico e nobile trench con un collo o rivestimento di pelliccia pur di non rimanere “indietro” e chiese alla giovanissima Emma Watson di farne da testimonial per la linea Brit nel 2009.
Da qui ad H&M la strada è breve e fu così che il parka, prima introvabile pezzo da mercatino vintage, divenne patrimonio di ogni armadio perdendo personalità e simbologia. Tuttavia, nei suoi numerosi cambiamenti di stile, possiamo dire che, paradossalmente, il parka è un capo pacifista, perché nei decenni è riuscito a mettere d’accordo tutti, donne e uomini, dai mods agli indie, dai soldati ai “fricchettoni”, dalle masse proletarie alle modelle miliardarie.
E voi fate già parte della Parkamania?
Comments by Alice Rugai