Incontro Irene Pila nello Strand immediatamente dopo una sfilata. Mentre lascio il cortile della Somerset House sotto un cielo non proprio limpido e mi avvio verso l’uscita, ripasso mentalmente quello che so su di lei. Irene Pila non è una blogger come le altre, è atipicamente cool, che non è una cosa negativa, anzi. Irene Pila è soprattutto schietta. Onesta. Limpida, come le foto che pubblica su Instagram tutti i giorni e che l’hanno portato ad avere più di 7.000 followers.
Ma, sono onesta, io non so bene che faccia abbia, e quando ho proposto questa intervista al mio Editore, non stavo pensando altro che fare il mio lavoro di giornalista. Dopo qualche messaggio e telefonata, in cui ci descriviamo entrambe come siamo vestite ( e in tutto quel marasma di fashion addicted e bloggers era una vera impresa), finalmente ci incontriamo. Irene mi abbraccia e la prima cosa che noto è che sorride, genuinamente. Ho trovato una blogger che non se la tira o che probabilmente non sa il potere che ha. La prima dichiarazione è vera, la seconda la smonta Irene poco dopo mentre pranzo. Ci avviamo per pranzare e finiamo ad un Pret a Manger vicino la National Gallery. Davanti al mio pranzo (lei non mangia a pranzo, come tutti gli), Irene si racconta.
C: Ti ho scoperta accidentalmente su Instagram grazie alle foto che pubblichi su Londra, una città che entrambe amiamo. Ma tu qui non sei una turista qualunque, tu ci vivi. Come è Londra, realmente? Come è vivere a Londra?
I: E’ diverso da quello che ci si aspetta. Molti followers mi chiedono consigli, suggerimenti su come fare a trasferirsi. Non è semplice, devi lavorare, lavorare duro e tenere duro. Esiste la meritocrazia, e se ti impegni, se lavori i risultati e le promozioni si ottengono. Io sono scappata dall’Italia, qui sono felice. E’ stata dura all’inizio.
C: Dura quanto?
I: Io pubblico immagini, di Starbucks, di Londra, ma non sto tutti giorni a prendere il cappuccino da Starbucks, non mangio sempre fuori, vita sociale all’inizio zero. All’inizio puoi avere voglia di mollare, ma se tieni duro poi vieni ripagata.
C: ho letto i commenti alle foto che pubblichi su Instagram, e le persone a volte sembra che ti chiedano quasi un favore per trasferirsi qui, altri ti raccontano di se e se possono farcela. Tu senti una responsabilità nei loro confronti?
I: Si, ma sono molto schietta, a volte posso sembrare dura, ma se dei messaggi che ricevo capisco che la persona in questione non ha voglia di lavorare e lavorare duro, all’ora dico le cose come stanno. Londra non fa per te.
C: Tornando sei molto attiva su Instagram, e invece nel blog scrivi occasionalmente. Cosa ami di questo social che ti ha reso famosa?
I: E’ immediato. Una mia foto di Londra, di Topshop, di Starbucks attira, perché il soggetto è interessante. Ogni foto arriva immediatamente a tutti e mi permette di avere un contatto diretto con i followers e mi piace vedere quanto alcuni di loro sia affezionati e mi seguono con costanza. Il blog ( qui il link http://thediaryofatraveler.weebly.com/) è diverso perché devo avere la voglia di scrivere, avere voglia di dire realmente qualcosa da condividere. Una foto può raccontare molto, per questo uso tantissimo Instagram, e da un po’ anche SnapChat.
C: Siamo all’inizio della London Fashion Week, e immagino che mentre mi aspettavi alla Somerset ne hai viste di ogni tipo. Che rapporto hai con la moda? Cosa indossi maggiormente?
I: Cammino molto, davvero molto, quindi prediligo gli ankle boots: sono fighi e comodi, puoi camminare quante vuoi. Ma ho una vera passione per i cappelli, come quello che indosso adesso ( quello che vedete nelle foto). Anche se vivo a Londra da un anno e mezzo, non ho mai preso parte ad una sfilata.
Potrebbe sembrare che l’intervista sia finita qui, ma questa è stata un’intervista atipica per molti motivi. Il primo è che ho proposto ad Irene di accompagnarmi ad una sfilata “fingendosi” me, con me accanto e lei, non solo ha detto si, ma si è anche divertita al suo primo front row; il secondo è che, vedendo l’amore di Irene per Topshop le ho proposto di fare delle foto nei camerini con dei look scelti da me e da lei. Il risultato è quello che vedete nelle foto. Dopo un pomeriggio passato tra sfilate e camerini, io e Irene ci dirigiamo nel suo Starbucks preferito, situato in una stradina che fiancheggia la stazione di Charing Cross, dove davanti ad una tazza fumante di un Caramel macchiato (per lei) e un cappuccino ( per me), Irene mi dice la sua top five.
C: I cinque posti preferiti da te a Londra.
I: Starbucks (specie questo vicino Charing Cross), Boromarket, Primark (quello a Tottenham Court Road), Portobello, Westfield (White City). No Harrods, a meno che tu non sia un turista.
C: I cinque capi d’abbigliamento che non possono mai mancare nel tuo guardaroba o nel tuo outfit.
I: Ankle boots ( troppo comodi per girare!), cappelli ( si, li adora in maniera esagerata), sciarpe, specie se lunghe e aperte, cappotti oversize, e grandi borse a tracolla.
C: le cinque celebs incontrate.
I: James Franco, George Clooney, Will Smith, e altre che non ricordo
C: Ho visto che sei andata ad alcune premiere a Leicester Square
I: Si, si , ma gli attori da lontano. Sono onesta, quelli delle premiere non li ho incontrati. Non racconto balle, il web se ne accorge se menti.
C: Cosa fai per rilassati?
I: Cammino. Nei parchi, che qui ce ne sono davvero tantissimi e di bellissimi, metto le cuffie e cammino senza meta e appena prendo lo stipendio, mi coccolo un po’.
La mia giornata con Irene è finita, c’è un vento gelido su Londra e io ho scoperto una ragazza minuta, che come tutte non sa come mettersi prima d’uscire ma poi risulta dannatamente cool con qualsiasi cosa indossi, una ragazza con una grinta pazzesca e un coraggio come poche, che nonostante la vita non sia stata sempre buona con lei, lei non ha perso la sua capacità di sorriderle. E il sorriso di Irene, vi assicuro, è altamente contagioso.
Immagini: Cristina Izzo per Quotidianomime, Irene Pila
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