1. Domenica pomeriggio, casa di Mila. Racconta, Boris!

  • Mi vuoi spiegare cos’è che avete combinato ieri notte?! Perzio, Cloe, i tre irlandesi! Simona mi ha chiamata disperata perché Freni non dava più notizie! In ogni caso, perché non mi coinvolgi mai quando succedono cose del genere?

E lo dice arricciandosi i capelli rossi con tre dita, battendo l’altro pugno sulla gamba.

  • Ancora dobbiamo capirlo bene perfino noi, quello che è successo… la madre di tutte le nottatacce.

Il mio aspetto dovrebbe dirla lunga: barba e capelli disordinati, camicia arruffata, un odore di birra che sale dai risvolti dei jeans, occhiaie.

  • Racconta, Boris!
  • Si, ma… che stai facendo?
  • Collego il pc al televisore per vedere il nuovo episodio di Poliziotto Fuà! Non farmelo perdere, eh!
  • Ah, la webserie-reality?
  • Si, oggi trasmettono la 3×01.

Mi lancia un cuscino, si alza per cercare il telecomando.

  • Dunque… ieri sera ho cenato con Freni a casa mia: abbiamo preso giapponese. Intorno all’una di notte, ci chiama la tua amica, la giornalista, Cloe…
  • Questa è la parte di storia che so anche io! Vai avanti… siete usciti di casa per andarli a prendere, giusto?
  • Ci stavo arrivando! Si, comunque, perché sembrava un’emergenza; saliamo sul furgoncino di Freni ed era…

 

2. Una e quaranta di notte. Quartiere della Cittadella Fieristica. Terra desolata.

La situazione ci apparve strana fin dall’inizio. Le strade erano deserte, nonostante fosse sabato sera: da tutte le parti solo saracinesche abbassate, nessuno in coda davanti alle discoteche o ai tavolini dei locali, niente musica né chiacchiericcio, nemmeno un’auto in giro. Freni aveva deciso di arrivare fin lì passando non da Via Bisogno o dalla traversa di Piazza Goccia, percorrendo il lungomare, ma da una certa scorciatoia che conosce solo lui…

  • Chiama quei due, vedi che fine hanno fatto – aveva detto.
  • Sì, sì… squilla. Pronto? Cloe?
  • Boris! Dove sei?!
  • Cloe, sono con un amico, abbiamo appena parcheggiato! Com’è la situazione?

Io, comunque, a questi tre fantomatici irlandesi ancora non credevo. Non riuscivo ad immaginarmeli con mazze, cappelli da folletto e magari anche il kilt. Freni, però, mi aveva corretto:

  • Il kilt ce l’hanno gli scozzesi, non c’entra niente.

Abbiamo trovato Cloe e Perzio accovacciati all’angolo di una stradina, dietro il cassonetto dei rifiuti. Tremavano, ed era la prima volta che li vedevo. Un bel modo di presentarsi, no? Lei, bionda e coi capelli a caschetto, lui corpulento, occhialini, seduti a terra con le ginocchia al petto.

  • Finalmente! – e si erano alzati – Dobbiamo andarcene subito!

Insomma, com’era possibile credere alla loro storia? Controllai istintivamente se ci fossero cartoni di vino accanto a loro, che potessero spiegare quelle fantasie, ma niente.

  • Il quartiere è deserto, ne sapete qualcosa?
  • Quei tizi! Quei tre, vestiti di verde! Hanno tirato fuori delle mazze, cominciato a sbatterle su auto e vetrine! Hanno accoppato un fattorino delle pizze davanti ai nostri occhi! – Cloe parlava saltellando, così agitata che quasi le si vedevano scintille elettriche tutt’intorno.

All’improvviso, la sirena di una volante. Che le cose si stessero mettendo male davvero?

 

3. Da poco passate le due e venti di notte. Quartiere della Cittadella Fieristica. L’agente Fuà.

– Centrale, non rilevo movimenti sospetti, passo. Nessuna traccia dei ricercati. Un momento, vedo… no, niente cappelli né capelli rossi. Si tratta di un gruppo di civili, passo. Sono sceso dalla volante. Mi avvicino…

Aveva i capelli tirati indietro da uno strato di gel lucido, gli occhi nerissimi. La divisa gli stava un po’ larga.

  • Questo qui sarà più piccolo di noi, Boris…
  • Agente! – e Cloe era corsa tra le braccia del giovane poliziotto.
  • Fuà, dipartimento di polizia. La zona è riservata! È in corso un’operazione di cattura, devo chiedervi di allontanarvi.
  • Abbiamo la macchina a dieci minuti da qui…

Pure la scorta, per la gioia di Cloe e Perzio! Che tipo, però, il giornalista: taciturno, avrà detto una parola o due, le braccia sempre dietro la schiena, un tic della palpebra sinistra, doppio mento.

  • Agente, insomma, ma che sta succedendo?
  • Mi spiace, informazioni riservate.
  • Chi sono questi tre irlandesi?!

Il poliziotto mi scrutò dalla testa ai piedi, si guardò un attimo intorno, tornò a fissare avanti.

  • Sono arrivati ad Irene oggi pomeriggio, con l’autobus delle 18:30. Non sappiamo ancora molto di loro, se non che hanno messo a ferro e fuoco il quartiere. Lei è una testimone, signorina, giusto?

Camminando, ci venivano incontro cassonetti incendiati, auto coi fanali e i parabrezza fracassati, lampioni rotti. Un gatto ringhiò saltando verso un vicolo per evitare il fumo.

  • La strada era tranquilla poco fa, quando siamo passati noi…
  • Sono qui!

Il poliziotto scostò Cloe proprio mentre uno degli irlandesi si era sporto per acchiapparla, sbucando da dietro un SUV. Lo colpì in faccia con una mossa di autodifesa, e gridò verso di noi:

  • Correte via!

Gli altri due vandali gli si fecero addosso con le mazze e i tirapugni e prima di essere in corsa, già troppo lontani, lo sentimmo ruzzolare a terra, tossire scompostamente.

 

4. Tre e trentacinque di notte. Quartiere della Cittadella Fieristica. Il nano.

  • Bisogna chiamare la polizia! Non dovevamo lasciare indietro l’agente in quel modo! Eravate quattro contro tre!
  • Cloe, ma li hai visti o no? Sono dei colossi: ci saremmo solo fatti pestare… se non peggio.
  • Perzio ha ragione…
  • I soccorsi, comunque, li chiamiamo… quel poveraccio è stato aggredito e ha bisogno di noi. Il cellulare… Freni, l’ho dato a te?
  • Controlla meglio nelle tasche.
  • Non c’è! Devo averlo lasciato in macchina…

Da qualche parte, si sentì un camion sferragliare.

  • Fermi, fermi!
  • Ah! – Cloe urlò. Freni aggrottò le sopracciglia, Perzio indietreggiò.

Un nano, camicia a fiori, bermuda, mocassini, ci aveva tagliato la strada.

  • Non è sicuro qui! Ve ne dovete andare, via! Via! Via! – e gesticolava goffamente con le braccia, facendo per spingerci indietro.
  • Stiamo cercando di raggiungere il mio furgone! – gli disse Freni – Ma stare qui è pericoloso per tutti, con quei tre criminali in giro!
  • I ragazzi irlandesi? Oh, diamine, stanno combinando un bel trambusto… Ecco, vedete, sono i miei figli!

Li aveva adottati, era chiaro, come aggiunse un attimo dopo; il nano ci raccontò dei problemi di aggressività dei suoi ragazzoni, dei postumi di un servizio militare svolto con troppa diligenza, delle risse ad ogni benedetta festa di San Patrizio, della birra rovesciata sui pantaloni del figlio minore quella sera al pub, della reazione forse un poco esagerata…

  • Hanno devastato un quartiere, aggredito un poliziotto…
  • … ed il fattorino della pizzeria!
  • Io devo trovarli, farli ragionare! Dove avete detto di averli visti? Non sarà mica stato il poliziotto a provocarli? C’era anche una ragazza con loro?
  • Una ragazza?
  • Mia figlia Moira! Ci siamo separati per cercare i ragazzi, ma mi sono perso per queste viuzze… non ero mai stato ad Irene, prima.

Ed iniziava a camminare verso la strada in cui gli irlandesi avevano assalito l’agente Fuà.

  • Trovate Moira, per favore! Non appena avrò parlato coi miei ragazzoni, la situazione si sistemerà: ve l’assicuro! Dev’essere andata a cercarli al pub!

 

5. Quattro e dieci di notte. Quartiere della Cittadella Fieristica, pub Papero. Moira.

  • Io davvero non so com’è che ci siamo ritrovati a collaborare con quei criminali – Cloe camminava zoppicando per la stanchezza.
  • Non lo facciamo, infatti: ma magari, il nostro aiuto può servire a risolvere la faccenda.
  • Boris, non sapevo avessi il complesso dell’eroe…
  • Magari fosse solo quello, Freni! In realtà ho ancora i sensi di colpa per non essermi buttato nella mischia insieme all’agente!
  • Non ci pensare, amico…

Il pub, all’angolo della strada che guardava direttamente sul lungomare, aveva un papero in kilt disegnato sopra l’insegna di legno.

  • Sarà qui la ragazza?

La porta era scardinata, le luci all’interno ancora accese. I tre irlandesi dovevano essere usciti da lì in fretta e furia, rovesciando sull’uscio le sedie più vicine all’ingresso. Entrammo facendoci largo, il pavimento tutto a pozzanghere di birra scura.

  • Chi c’è?! Eoin, Seamus, Tad siete voi?

La ragazza doveva avere suppergiù l’età di Mila. Mi colpirono le lentiggini, la pelle chiara, i capelli ramati. Era davvero bella. Le spiegammo la situazione.

  • Mio padre è un tipo molto… apprensivo – sorrise Moira.

Lì dentro, in sottofondo, suonava ancora un cd di musica tradizionale irlandese, ma si poteva anche sentire il rumorio del mare.

Passi concitati e fiatone fuori dalla finestra del pub. Le sagome dei tre irlandesi apparirono e sparirono.

  • Entrano!

Gli uomini saltarono dentro proprio mentre partiva un’altra traccia di folk irlandese. Uno di loro aveva il padre in spalla e lo depose su un tavolo. Moira impallidì.

  • Non avranno osato…

Ritmo frenetico di violini, cornamusa, tamburelli e i tre irlandesi si avventarono verso di noi!

Fu la frazione di un istante, ma con Freni ci capimmo al volo: afferrato dai manici il grosso barile vicino al bancone, lo gettammo verso quei tre e la stanza si allagò di birra: scivolarono l’uno sull’altro cadendo tra le sedie e i tavoli, a tempo con i battiti della musica!

 

6. Ancora domenica pomeriggio. Casa di Mila. Questo episodio dovresti proprio vederlo…

  • C’era un’uscita di emergenza?
  • Si, una specie di porta di servizio! Siamo corsi al furgoncino, ma abbiamo perso di vista Moira.
  • Sarà rimasta al pub… era preoccupata per il padre, magari. Comunque, che storia stranissima…
  • Da film! Hai presente la sensazione di non vivere qualcosa di pienamente reale? È tutto al suo posto, tutto concreto ma… è come trovarsi su un set!
  • Un set?
  • Si! Pensa che a Freni, ad un certo punto, è sembrato di sentire rumore di tasti di computer, e Cloe stragiurava di aver visto dei flash dagli angoli delle strade e Perzio non la smetteva più con questo sospetto di sentirsi osservato e…
  • E tu sei ancora tutto sottosopra. Non hai dormito, poi?
  • Tempo di riprendere fiato, allontanarsi dal quartiere, lasciare Cloe e Perzio alle rispettive case e già albeggiava. Ho dormito in macchina…
  • Avreste potuto… aspetta, aspetta! Comincia Poliziotto Fuà!
  • Va bene, ed io mi sdraio qui sul divano e chiudo un po’ gli occhi, magari…!
  • Questa sigla è meravigliosa… Boris? Boris? Ah, già dormi? Ecco la 3×01! Avrei dovuto prendermi un bicchiere di gelato… Si, si, lo so che è successo nelle puntate precedenti! Oh, la presentazione, la presentazione: “Il mio nome è Dano Fuà, poliziotto ad Irene…”, che figo! Come si chiama l’episodio? La notte dei tre irlandesi?! Ma… quello non è Freni? C’è anche un nano? Cloe e Perzio rannicchiati dietro un cassonetto? Il barile di birra? Ehm… Boris… svegliati un attimo…