Decostruire per costruire una nuova classicità.
E’ questo il mantra che riecheggia per la Fashion Week parigina Moda Uomo fw 2014. Dagli stilisti giunge un nuovo atteggiamento finalizzato a far uscire la moda maschile dall’immobilismo, denso di attenzione spasmodica per sartorialità e formalismi, per traghettarla verso nuove tecniche e nuove forme.
Una ricerca stilistica raffinata e mai scontata, che pone l’uomo del prossimo inverno come metro di ciò che lo circonda, capace di cogliere il mutare della realtà e di attuare processi di metamorfosi per diventare parte integrante e dominante dell’ambiente circostante.
Kris Van Assche disegna un uomo che scaturisce da forti contrasti. Analogico e digitale, sartoriale e industriale in un mix ben dosato che incanta. Un lavoro di sottrazione per cui anche le zip dei bomber vengono abolite.
Una collezione “Maschia” per Riccardo Tisci, che abbandona Madonne e doberman, che rendevano riconoscibile la sua cifra stilistica in favore del basket.
Tisci per Givenchy ripercorre linee di palloni e di campi in piacevoli stampe che fanno eco al razionalismo della Bauhaus. Cappotti severi associati a pantaloni over o dalla vocazione sporty definiscono l’uomo di Tisci; unica concessione dal guardaroba femminile la veletta che ombreggia il viso dei modelli o che prende il posto di una felpa.
Il concetto che fa sfilare John Galliano sulla sua passerella è la ribellione. Giovani, non solo anagraficamente, serbano il desiderio di ribellarsi ai canoni della moda dilagante. Scritte e disegni che stridono con la sproporzione tipica dell’età adolescenziale pantaloni smilzi e capispalla over.
Strabiliante la performance di Junya Watanabe, che si muove all’interno dei canoni di forte ascendenza tracciati collezione dopo collezione. Il maschile e l’ipertradizionalità dialogano adesso con il concetto del collage espresso magistralmente tramite il rattoppo.
La casa dell’anonimato sperimentale: Maison Martin Margiela lascia il segno tramite una silhouette spontanea caratterizzata da volumi sovradimensionati, tessuti sfaldati e ricicli storici. Comme des Garçons suggerisce, invece, un approccio al tailoring rigoroso ma fuori da ogni schema, rouches e coaguli di glitter emergono da tessutti vessati da cerniere e da fori.
Carattere definito quello di Berluti, che sperimenta la nuova frontiera del lusso. La proposta si può esprimere in tre parole: sartoria, sperimentazione, dettaglio. Capi fatti per passare di generazione in generazione accorgimenti che rendono indistruttibili i capi. Berluti manda in scena una follia irresistibile, il concetto di lusso semplice che traspare anche dallo spazio che arreda in maniera essenziale, rivalutando uno spazio industriale rivestendolo di legno assegnado i posti con un gessetto.
Modi classici, tagli impeccabili, forme nuove e ispirazione militare, sono questi gli ingredienti di Cerruti1881 Paris, che annulla le regole mettendo giacche sopra i cappotti, imbottiture esterne e volumetrie volutamente sbagliate. Una voce fuori dal coro.
Abbandonate tigri e nuvole Kenzo ridefinisce i nuovi confini dell’uomo contemporaneo in una sfilata che alterna scuri monocromi, a esplosioni di colore, ripercorrendo grafiche e paesaggi tipici dell’area di provenienza dello stilista.
Fresca la proposta in passerella di Acne Studios rivolta ai più giovani, che gioca con i volumi a tratti over e a tratti volutamente slim, felpe stampate e capispalla ridotti all’essenziale reinterpretando il concetto di minimal.
È un climax ascendente la passerella di Dior Homme, forme ben definite, tagli puliti e asciutti che cedono il passo al decorativismo grafico dilagante, il cappotto unico elemento fuori scala è assunto a ruolo di scudo e armatura per affrontare gli inverni nell’abrasivo regno di asfalto e cemento.
Immagini: Style.com. Da Sinistra a Destra: Kris Van Assche, Givenchy, John Galliano, Juna Watanabe, Maison Martin Margiela, Comme des Garçons, Berluti, Cerutti1881 Paris, Kenzo, Acne Studios Dior Homme
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