Se è vero, come dice il manifesto della Canon che campeggia al Lido di Venezia, che “le storie piu belle devono essere ancora raccontate” non dobbiamo aspettare molto per emozionarci al racconto del film “Il leone di vetro”.

Presentato all’Excelsior  nello stand della Regione Veneto alla 71a Mostra del Cinema e finanziato dalla Regione, ha scatenato subito polemiche alla conferenza stampa in quanto punta a svelare “l’impostura” sull’annessione veneta all’Italia, in un momento in cui il Veneto chiede un referendum per l’indipendenza.

Il presidente della provincia di Treviso Leonardo Muraro ha affermato che “quel referendum è stata un’impostura, l’annessione è avvenuta con un atto di imposizione e il film ripristina la verità” e lo stesso regista, il napoletano Salvatore Chiosi, ammette che i vari stati di allora non erano pronti ad unirsi tra loro.

Siamo nel 1866, nei giorni precedenti al referendum del 22 ottobre che sancirà l’annessione del Veneto al Regno d’Italia. Attraverso le vicende di una famiglia veneta, i Biasin, cui si intrecceranno le vicissitudini della famiglia Querini, aristocratica e in decadenza, entrambe produttrici di una varietà speciale di vino Raboso che chiamano Leone di Vetro e che commerciano in tutta Europa, si narra il periodo tra la caduta di Venezia, per opera di Napoleone, e la sua annessione all’Italia.

Il film, girato in buona parte nei luoghi di produzione del Raboso del Piave, con un flashback ripercorre anche la vicenda storica delle Pasque Veronesi del 1797, quando Verona insorse contro Napoleone.

Al di là delle polemiche, dai trailer visti è un film che coinvolge e commuove.


Immagine: Twitter Official Account @illeonedivetro