Ci sono molti designers a questo mondo, molti di loro sono couturier, altri sono veri e propri artisti, nel senso più completo e profondo del termine. I primi hanno un loro tratto distintivo, una loro prerogativa, un vezzo, una firma, qualcosa che li distingua dalla massa. Ciò che accomuna entrambi è che cuciono sul corpo, femminile e maschile, ma solo gli artisti hanno il dono di rendere indimenticabile una loro creazione.
Il secondo caso è quello di Azzedine Alaia, designer tunisino di fama mondiale che da più di 30 anni ricopre un ruolo particolare nel mondo della moda. Questo uomo, dal profilo pubblico discreto e riservato, ha svolto lunga gavetta personale, lavorando come assistente di un sarto, per poi trasferirsi a Parigi, lavorando per Dior prima e Guy Laroche dopo, fino ad affermarsi con Thierry Mugler, maison con la quale conseguì un successo mondiale. Il successo gli diede la spinta a fine anni ’70 di lanciare la sua omonima maison.
Nel corso degli anni, collezione dopo collezione, l’estetica di Alaia si è andata formando u una base solida: la scultoreità del corpo umano. Come uno scultore moderno, ma con la raffinatezza di uno antico, Alaia realizza abiti che sottolineano la simmetria e la perfezione geometrica dei corpi; la donna è sempre protagonista, non si nasconde dietro un abito ma gli da vita.
Ed è proprio per sottolineare il genio artistico di questo uomo che qualche giorno fa, a Roma, presso la Galleria Borghese, è stata allestita una mostra in cui sessanta abiti scelti fanno bella mostra accanto a preziose ed anti che statue.
Una palette di colori che spazia dal nero al bianco, dal rosso al ruggine fino al navy anima l’esposizione, e la plasticità delle statue si fonde con la morbidezza e la fluidità di tessuti come velluto, la seta, la pelle, pellami esotici. Tra i più noti abiti esposti figurano i due “Houpette”, abiti lunghi in maglia stretch, uno bianco e uno nero, reinterpretazione dell’iconico bondage dress. Due pezzi iconici del mondo della moda. Non manca certamente la maglieria, da sempre pallino del designer tunisino.
Anna Coliva, direttrice della Galleria e curatrice della mostra assieme a Mark Wilson, racconta così la mostra: “Non è una mostra di moda, ma di scultura. L’obiettivo era quello di far convivere le sue creazioni con le opere presenti in Galleria Borghese al fine di dare vita ad un continuum armonico, di spirito e cromatico, tra passato e presente“.
Celebs di tutto il mondo hanno vestito gli abiti iconici di Alaia, dalle super top come Naomi Campbell alle dive più contemporanee come Lady Gaga, e molte altre continueranno ad indossarli, perché non c’è nulla di più armonico del corpo femminile.
Immagini: Courtesy of Press Office
Comments by Cristina Izzo