La sperimentazione è un imperativo per la passerella di Maison Martin Margiela, unico baluardo contro la spersonalizzazione si erge a valore incrollabile, nodo di congiunzione tra l’arte e la moda.

Nonostante una clientela evidentemente ringiovanita, il mondo della couture rimane generalmente  schiavo di un’ iconografia difficile da aggiornare; da qui scaturisce la volontà  della maison:  rinnovare,  in un processo di graduale metamorfosi,  i codici estetici dell’alta moda.

Un cabaret sfavillante,  ieri sotto gli occhi del parterre, ha occupato la passerella: le trasparenze si sono fatte abiti, le piume hanno rubato il posto alla pelliccia, guanti lunghi e una scintillante pioggia di paillettes.

Senza conflitto non c’è progresso sembravano urlare i capi in passerella, l’unicità sperimentale è stata elevata al quadrato: ogni singolo pezzo è stato lavorato a mano, ma, nascendo da un riuso di materiali esistenti, è irripetibile.

Preziose sete vintage si scontrano per originare vibranti Patchwork,  fondo di  abiti che esaltano e non mutilano le silhouette .Ne deriva un carattere venato  di artigianalità profonda,   vagamente malinconica, senza traccia di superfluo.

Ha un tono eclettico e surreale quest’ultima prova: luccicanze che si moltiplicano, le micro pailletes ricamate sui bustini si ingigantiscono tanto da diventare inconsapevoli protagoniste di luminosi pattern per gonne o abiti: l’oriente diviene  la chiave di lettura che guida la scelta dei tessuti  e delle forme adottate, ma  si scontra con tagli a tratti surreali.

Immagini: Style.com, Karla Otto Official Instagram Page (@karlaotto)