A ventiquattro anni dalla retrospettiva al Museo Correr, la mostra di Cà Pesaro( fino al 27 settembre ) rilancia la figura di Cagnaccio di San Pietro (1897- 1946) un pittore iperrealista che scelse un nome medievale per la sua prima esposizione alla Biennale di Venezia nel 1924.

cagnaccio-di-sanpietro_autoritratto

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Natale Bentivoglio Scarpa “per nome di battaglia s’è messo insieme una bestia e un apostolo”commentò Varagnolo, un critico dell’epoca, ma la scelta di Cagnaccio derivò dal soprannome dato ai suoi nonni che avevano un cane aggressivo, terrore del vicinato e San Pietro era il piccolo paesino della laguna veneta dove il pittore visse la sua infanzia.

Allievo di Ettore Tito, si avvicinò al futurismo, ma se ne distaccò quasi subito per rappresentare con asprezza la realtà ed è uno dei pittori italiani che più si avvicina alla Nuova Oggettività, per il segno nitido e preciso.

Una selezione di capolavori, una ventina in tutto, illustra il ventaglio tematico di questo artista schivo e appassionato, scomparso prematuramente all’età di quarantanove anni: quella dei suoi quadri è un’ umanità dolente, una ragazza costretta a prostituirsi per aiutare la famiglia in “Primo denaro”, una indimenticabile serie di ritratti di uomini, donne e bambini, abbrutiti dalla miseria e dalla fatica. Le sue opere ci ricordano il Brecht del “noi non potemmo essere gentili”, e come non pensare anche al Prevert di “lo sforzo umano non è quel bel giovane sorridente seduto su una panchina ” osservando i due giovani che trascinano da soli un barcone in uno dei suoi dipinti più famosi ” L’alzana “?

L'alzana

L’alzana

Immagini:http: capesaro.visitmuve.it