Nella moda e sopratutto nel vocabolario della moda, una delle parole più inflazionate dell’ultimo periodo è “contemporaneo”, “stile contemporaneo” ecc. Tutto ciò che ha a che fare con il contemporaneo è glamour, è “in”… è di moda. Ma che significa contemporaneo? E quale è la sua valenza e senso nel linguaggio della moda e nella moda?
A questo dilemma di vitale importanza per un mondo che cerca sempre il nuovo e guarda al divenire più di chiunque altro, ha provato a dare risposta Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, che, insieme a Katie Grand, direttore responsabile di Love Magazine, ha curato a Shanghai la mostra “No Longer/Not Yet”, inaugurata lo scorso 16 ottobre al Minsheng Art Museum della metropoli cinese.
La mostra, un’esposizione di opere degli artisti Cao Fei, Rachel Feinstein, Jenny Holzer, Glen Luchford, Steve Mackey e John Gosling, Nigel Shafran, Li Shurui e Unskilled Worker, si interroga sul contemporaneo/intempestivo prendendo spunto da una frase del filosofo italiano Giorgio Agamben, tratta dal suo libro “Che cos’è il contemporaneo?”.
“È davvero contemporaneo chi non coincide perfettamente col suo tempo né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo senso, inattuale; ma, proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace più degli altri di percepire e afferrare il suo tempo. Questa non-coincidenza, questa discronia non significa, naturalmente, che contemporaneo sia colui che vive in un altro tempo…” (Giorgio Agamben – Che cos’è il contemporaneo?, Roma, Nottetempo, 2008)
Ma quindi essere contemporaneo significa non essere nè attuali nè nostalgici ma stare in mezzo e allo stesso tempo essere anacronisti e scombinare i “dati” che si hanno in un turbinio di idee (apparentemente) non coincidenti?
Secondo il semiologo francese Roland Barthles (1915-1980) ed Alessandro Michele la risposta è affermativa e, se nei saggi di Barthles, questo spirito contemporaneo si evince quando definisce il contemporaneo come “l’intempestivo”, per Michele lo si percepisce nella sua moda composta e scomposta.
Ma è proprio sulla moda e la nuova direzione di Gucci a livello creativo che si proietta “No Longer/ Not Yet” che, sì, si interroga sul significato di contemporaneo, ma indaga anche sul concetto di contemporaneo espresso attraverso le collezioni Gucci, in particolare quella autunno/inverno 2015-16, che ha visto il debutto di Alessandro Michele dopo 12 anni di regno di Frida Giannini, attaccatissima agli anni ’70.
Per questa stagione, per l’appunto, l’autunno-inverno 2015-16, la griffe di Kering (il colosso francese proprietario di Gucci e altri big), scombina, anzi distrugge tutto ciò che è stato fatto precedentemente ricreando qualcosa che sta fra il nuovo ed il vecchio. Non conta più solo l’abito, ma l’ensamble, l’insieme.
Precedentemente con la Giannini alla sfilata si guardava il capo che camminava in pedana e tutto era concentrato sull’abito. Ora non più, anche il set della sfilata e l’attitude che si respira fra gli abiti ha la sua rilevanza, soprattutto per Michele che, pedissequamente, vuole riprodurre con la sua moda la frase di Agamben, mescolando, così, l’attuale al passato.
Il set ricorda una metropolitana newyorkese e si contrappone a look da granny super chic che, però, mai una “nonna” indosserebbe. Un turbinio di idee piacevoli, all’inizio confusionarie (soprattutto per la moda maschile) che però, entrati in quest’ottica, piacciono, anzi, stupiscono ma non per la loro originalità, bensì per l’essere banalmente perfette.
La moda di Alessandro Michele infatti, è un miscuglio fra ciò che fu e ciò che è: le glorie degli accessori Gucci rivisitati però con un esprit in più, i sandali diventano stile Yeti con pelliccia in volpino che non si capisce dove stia il piede, i cappelli diventano anzi, ritornano, baschi ed al foulard viene sostituito il fiocco da scolaretta delle elementari ovviamente, di scuole private super chic.
Non solo, ritornano di moda i gioielli. Tanti, tantissimi, preziosissimi e pieni di simbologia vegetale ed animale.
In tema di borse viene rivisto il classico logo “GG” degli anni ’70 che, però, viene mescolato a fantasie floreali ed ad una vestibilità stessa della borsa più pratica ed easy.
Gli stessi tessuti su cappotti, giacche, gonne e completi fra monocolor, fantasie geometriche e floreali, mostrano le facce di più medaglie quasi a rimarcare questo amore per l’ “old fashioned”.
Ma tutta questa allure “vintage” viene poi distrutta da dei mega occhiali stile hypster super colorati e super fashion. Attualissimi.
Si può quindi definire contemporaneo l’incrocio fra passato ed attualità? Probabilmente sì, ma solo se vi è davvero e tout court un incrocio di questo genere, altrimenti il contemporaneo, per il fatto di non essere nè passato nè futuro, bensì presente, non può essere paragonato all’innovazione e alla reinterpretazione del passato, soprattutto in questo settore in continuo “rinnovamento” ed “evoluzione” sileziosa ma presente.
Un messaggio quello di Michele all’insegna della concretezza e pragmaticità nell’idea di moda? Le strade del mondo ci daranno la risposta.
Immagini: Gucci Official Facebook Page; Vogue.co.uk
Comments by Ivan Allegranti
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