Ci sono storie che vale la pena di raccontare: c’è chi le tramanda, chi le scrive e chi lascia che le immagini raccontino. Nel caso di Dior e Avedon è un mix di quanto sopra, perchè il connubio tra la grande maison francese e il celebre fotografo americano ha dato vita ad una tra le storie più interessanti del mondo della moda.
Dior by Avedon racconta come questa intesa diede vita a gli scatti più celebri del nostro tempo. Definito da Jacqueline de Ribes, nella sua prefazione al libro, come il “più seduttivo, entusiasta, dinamico, ispiratore, impegnativo e stravagante dei fotografi”, Avedon contribuì a rendere grande il nome Dior, perché le sue fotografie avevano il potere di catturare l’essenza delle creazioni di Monsieur Dior.
La capacità di sedurre e incantare con un click non è data solo da un’angolazione o dalla luce giusta ma dalla voglia di esprimere qualcosa che rimanga nel tempo, al di là dei colori, del bianco e del nero. Come le immagini di questo libro, dove è possibile rivedere la modella Renee nel completo New Look, Christian Berard, grande amico di Dior, che posa nelle strade parigine post guerra, la moglie di Avedon, Doe, che indossa una pelliccia sulla banchina di una stazione ferroviaria, Dorian Leigh, Suzy Parker e Robin Tattersall; e non mancano certamente le foto più “iconiche” e conosciute al mondo come Twiggy che sembra ballare il flamenco, Marlene Dietrich con aria pensierosa che accende una sigaretta e Audrey Hepburn che vaga per le strade acciottolate di Parigi o che balla sulla pista da ballo al Maxim.
E, naturalmente, non poteva mancare Dovima, che indossa l’abito da sera Soirée de Paris, 1955, che sta in posa tra due elefanti, che è senza dubbio una delle immagini più famose della storia del moda.
Proprio per descrivere quest’immagine, Avedon raccontò che era un momento coreografico. “Avevo visto questi due elefanti attraverso il tetto di vetro e sapevo immediamente che io dovevo trovare l’abito giusto. Afferrai tutto il potenziale che uno potesse vedere”.
Nel libro sono presenti anche le creazioni della Maison, mostrando un lato più intimo di Mounsier Dior: non c’era il couturier, il genio creativo, l’artista. Solo Dior. Non era necessario photoshop, non era necessario ritoccare le immagini, e non perché non si potesse fare, ma perché non era necessario.
A differenza della maggior parte dei fotografi moderni, Avedon riusciva a catturare l’essenza delle cose, la loro naturale bellezza, quella che l’occhio umano può vedere solo se si ferma veramente a guardare e non a scorgere di sfuggita.
Non è un caso che quelle foto abbiano fatto la storia della fotografia, della moda e dell’arte, e valgano più di tutte le instagrammate e campagne pubblicitarie. Dior by Avedon racconta questo: l’arte in una foto, dove l’unico filtro è la verità della lente del fotografo.
Credits Immagini: Courtesy of Press Office
Comments by Cristina Izzo