A chi si lamenta dell’immobilismo della moda maschile, prontamente, le passerelle replicano con virtuosi sperimentalismi. Tagli, materiali e ispirazioni si plasmano creando ad ogni fashion week una trepidante attesa per scoprire in che modo i vincoli della moda uomo saranno superati.
Alber Elbaz, storico direttore creativo di Lanvin, dopo aver rivoluzionato la moda donna, dimostra quanto sia difficile ridisegnare, insieme a Lucas Ossendrijve,i margini dell’uomo contemporaneo.
Nel backstage della collezione Spring/Summer 2015 osserva che l’immagine dell’uomo sia fissa ed immutabile e che, piuttosto, a mutare sia lo stile di vita e l’idea del lusso che la accompagna. Inconcepibile dunque il più classico dei completi per affrontare la giungla di cemento. Una rivoluzione domata si preannuncia.
Si parla di tagli esatti e tessuti di grammature eccellenti, Lanvin si prepara ad una collezione sospesa tra l’urban-rock e il classicismo rivisitato, il ritmo di impunture e grafiche si scontra con l’idea di decadentismo portata avanti dalla maison.
Poi… entrano in passerella i primi modelli in una portentosa scenografia, un triste carosello di adolescenti sottopeso, fit volutamente over che portano con se l’afrore di aiuti umanitari.
Il lato tessile è curato, la scelta dei materiali di prim’ordine ma scevra da una perizia tecnica. Pantaloni gonfi e giacche vuote. Il gusto è decisamente controtendenza rispetto le direzioni della moda contemporanea. Decisamente dedicata ad una sottile ed esclusiva fetta della popolazione che affolla il fashion system.
Sono capi da reinventare e da mixare nel quotidiano, a tratti freschi e piacevolmente irriverenti ma segnati dalla pesante performance in passerella. Un grande nome e un grande ideale, ma a questo giro lievemente sotto le aspettative.
Tra il detto e il fatto vi è un lungo tratto.
Immagini: style.com
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