Evviva i cappelli, da uomo, da donna, da giovani come da signori e signore più in là negli anni. Dietro ad un cappello- e questo ben lo sa la Maison Borsalino a partire dal 1857- c’è un intero universo.

Insito nel cappello maschile, ad esempio,  c’è un vero e proprio linguaggio legato al rituale del saluto. Levarsi il cappello, o sfiorarne la tesa, rappresenta un vero e proprio omaggio a chi si incontra. Omaggio più o meno ossequioso, dipendentemente dalla gestualità che accompagna il movimneto verso il capo.

Le signore invece fanno, ma soprattutto ne hanno fatto, del cappello un’arma di seduzione. Che dire ad esempio della magica e maliziosa veletta?

La Maison Borsalino di Alessandria è nota in tutto il mondo e le sue magnificenze necessitano solo di apprezzamenti.

Si pensi alla lavorazione del copricapo classico invernale realizzato in feltro di pelo di coniglio, lepre o garenne che necessita di ben sette settimane di lavorazione, in buona parte rigorosamente manuale.

La fase iniziale, quella della soffiatura del pelo all’interno di un’apposita macchina, è fondamentale per determinare la qualità del cappello Borsalino. Sono 14 le fasi necessarie ad ottenere il cappello finito. Ultima tappa è il finissaggio, ovvero una serie di operazioni come guarnizione, cucitura della fodera, cucitura del marocchino, cucitura del canneté, applicazione di altri accessori eventualmente richiesti dal cliente, stiratura, ulteriore visitaggio, collaudo finale, imballo e spedizione.

I cappelli estivi sono realizzati in panama, una fibra ricavata dalla lavorazione di una particolare palma nana. Anche in questo caso l’arte della Maison Borsalino è inconfondibile.

Il fondatore dell’azienda, Giuseppe Borsalino, affettuosamente chiamato “siur Pipen”si forma in Francia come Maestro Cappellaio. Rientrato in Italia, assieme al fratello Lazzaro, Giuseppe Borsalino apre il suo primo laboratorio ad Alessandria. E’ la nascita di una vera e propria leggenda.

Daniela Gallo Carrabba