Insolito? Sì. Irriverente? Forse. Inutile? No.
La merda che per molti ancora è un tabù, considerata ancora come qualcosa di inaccettabile, schifoso e lontano da ognuno di noi, ha per la prima volta uno spazio espositivo creato su misura. Nasce infatti a Castelbosco, in provincia di Piacenza, il Museo della Merda, presentato a Milano al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci.
L’idea nasce da Gianantonio Locatelli presso la sua azienda agricola con la collaborazione di Luca Cipelletti, Gaspare Luigi Marcone e Massimo Valsecchi.
Merda come protagonista nasce già come idea nel 1961, quando Pietro Manzoni la presenta provocatoriamente in una scatoletta di latta con etichetta, La merda d’artista, e diventa simbolo di discussione sulla natura dell’oggetto dell’arte e sull’indecente materiale utilizzato.
Nel nuovo museo però il fine è diverso, meno provocatorio e sicuramente più utilitaristico. Lo scopo infatti, è quello di volersi affermare, come in altri paesi stranieri quali il Giappone, come punto di unione tra scienza ed arte, uomo e animali, passato e presente.
L’animale simbolo per eccellenza, il portatore di escrementi, è lo Scarabeo Stercorario. Lo spazio dedicato all’architettura permette di conoscere come le popolazioni indigene utilizzino lo sterco per costruire. Poi un tuffo nel passato con la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio per arrivare alle scoperte scientifiche più recenti.
L’azienda agricola Locatelli produce latte per il Grana Padano ospitando 2500 bovini che, oltre al latte, forniscono anche tonnellate di sterco al giorno. Che fare quindi? Metano, concime per campi, materia grezza per intonaci e mattoni; tutto lo scarto infatti è trasformato in materiale di reimpiego. Viene così a crearsi un progetto innovativo ed ecologico, a basso inquinamento atmosferico, dando valore ad agricoltura e allevamento che hanno ancora un forte rilievo nel sistema economico italiano.
Immagini: Henrik Blomqvist Ansa
Comments by Alessandra Randazzo