La scorsa settimana, Londra é stata il palcoscenico della grande moda ma anche di un evento destinato a diventare un’istituzione, gli Invictus Games. Tenutisi presso il Queen Elizabeth II Olympic Park, gli Invictus Games sono diventati una sorta di paralimpiadi per soldati mutilati o feriti in guerra.

Prendendo spunto dai Warriors Games americani, il Principe Harry, organizzatore e promotore dell ‘evento, ha deciso di creare qualcosa di simile ma aprendo la competizione anche ai soldati di paesi estranei al Commonwealth. Anche una piccola delegazione italiana ha preso parte all’evento. Be the master of your fate: cosí recita il motto degli Invictus tratto dalla massima latina “faber est suae quisque fortunae”. Ciascuno è artefice della propria sorte. Volontari, addetti ai lavori, partecipanti e spettatori si sono detti entusiasti dell’evento, ma é stata la tenacia e la volontá del principe Harry a fare la differenza.

Il suo entusiamo ha contagiato tutti rendendoli  partecipi. Alcuni soldati e partecipanti hanno espresso la propria soddisfazione per l’ evento, perché ha dato spazio e voce a chi molte volte viene dimenticato. Ma il principe Harry ha fatto capire l’importanza di questi eroi, che sono un vero esempio per tutti: nonostante le sedie a rotelle e gli handicap dati dalla mancanza di arti, nessuno di loro si é lasciato abbattere, scegliendo di combattere ogni giorno con maggiore energia di prima.

Il principe Harry ha preso parte anche ad una partita di basketball su sedie a rotelle, mostrandosi vera parte attiva dell’evento; d’altronde é noto che il principe crede nel “give back“, ovvero fare la differenza, aiutare il prossimo e aiutare anche chi non chiede aiuto.

Poco importa se molti pensano che egli sia sulle orme di sua madre, il Principe Harry dimostra di essere non solo un filantropo, ma uno che fa la differenza concretamente, e quegli atleti scesi in campo nelle varie discipline hanno apprezzato e capito tutto questo.

E c’é giá chi non vede l’ora di partecipare alla prossima edizione degli Invictus, che a detta del Principe Harry potrebbe non svolgersi a Londra. I am the captain of my destiny.