Un vecchio detto recita che “errare è umano, perseverare è diabolico”, i saggi hanno sempre avuto la vista più lunga degli altri e non stupisce se questo lungimirante proverbio valga anche oggi, specie se applicato a qualcuno di così “diabolico” come John Galliano.
Un ritorno il suo atteso, sperato, acclamato e fortemente voluto da un fashion system che trova sempre meno talenti e personaggi creativi, ma soprattutto personaggi che rompano qualsiasi tipologia di regole. Lui, Galliano, le regole non le ha mai accettate, le ha sempre stravolte ma mai disprezzate, magari si è sentito un tantino superiore a loro, ma se sei un genio della moda ti è concesso.
Non ti è concesso essere maleducato o irrispettoso, e dopo il “fattaccio” di qualche anno fa, l’allontanamento da Dior e dal mondo della moda, sono sembrati il giusto castigo, ma non poteva certo durare in eterno. Così, mentre qualche finto perbenista si è girato dall’altra parte, Martin Margiela gli ha offerto un lavoro. Strano? Per nulla, perché al di là degli eccessi, Galliano è stato il protagonista di una moda a tratti stantia se non fosse stato per gli anni d’oro di Dior. Serie cult, attrici, modelle facevano a gara per essere protagoniste delle sue campagne o indossare una sua creazione.
Il genio è sregolatezza, ed è una verità incontrovertibile, perché se non sai vedere oltre come puoi creare? Ed ecco che ieri il miracolo. Con due show distinti e separati, Galliano è tornato, ha avuto la sua rivincita ma si è mostrato tanto educato nel suo essere, quanto eccezionale nelle sue creazioni.
Schierati in prima fila, c’erano gli amici di sempre, quelli fidati che quando sbagli dicono “ hai sbagliato ora puoi solo rimediare”, tra cui Anna Wintour, Christopher Bailey, Alber Elbaz e Manolo Blahnik, Kate Moss e il celebre fotografo Nick Knigh. Questa collezione è più che una dichiarazione di intenti, è un manifesto.
Da Martin Margiela si celebra l’estetica, e se questo gli va un pò stretto Galliano non lo da a vedere, e i 25 completi ricordano questo: l’eleganza impareggiabile degli anni ’20 che non stona nel presente, ma provoca solo un moto di commovente nostalgia, e quel vago senso di grottesco non stona, anzi, è parte vitale di questa armonia. Un certo make up futuristico accompagnava abiti di velluto a collo alto, dai colori intensi come il rosso, mini gonne sono mixate a giacche strutturate, il tutto condito da copricapo di piume. Come poterne fare a meno?
Le critiche? Certo che ci sono, ma sarebbe parso strano persino al designer stesso se non ci fossero state, perché l’avrebbe inteso come il fallimento della sua opera. In realtà, tutti i presenti hanno tirato un sospiro di sollievo per la “fine dell’esilio”, e improvvisamente, se tutti pensavano al Pitti Uomo, tutti hanno riscoperto la London Men Fashion Week.
L’editor di fashionista.com, Lauren Sherman, ha fine sfilata ha dichiarato: “I demoni di Galliano sono andati via e questa collezione ne è la prova tangibile”. Magari non è proprio la maison che desiderava, ma l’enfant prodige è tornato.
Immagini: Style.com
An old saying states that “to err is human, to persevere is diabolical”, the wise have always had the longest view of others and not wonder if this farsighted proverb also applies today, especially when applied to someone so “evil” as John Galliano.
A return its expected, hoped, acclaimed and strongly backed by a fashion industry that has become less and less talent and creative types, but especially people who break any type of rules. He, Galliano, has never accepted the rules, has always distorted but never despised them, maybe he felt a little superior to them, but if you’re a genius of fashion you are allowed to break the rules sometimes.
You are not allowed to be rude or disrespectful, and after the “nasty” a few years ago, the move away from Dior and the fashion world seemed just like punishment, but could not last forever. So while some fake and respectable people turned the other way, Martin Margiela has offered him a job. Strange? Not at all, because beyond the excesses, Galliano was the star of a fashion that was sometimes stale if it was not for the golden years of Dior. Cult series, actresses, models vied to be the protagonists of his campaigns were wearing one of his creations.
Genius is recklessness, and it is an incontrovertible truth, because what if you can not see as well as you can create? And then yesterday a miracle happened. With two distinct and separate shows, Galliano has returned and had his revenge, but it is shown with politeness as outstanding as his creations.
Lined up in the front row were old friends, those who trusted and when mistakes say “you’re wrong now can only remedy”, including Anna Wintour, Christopher Bailey, Alber Elbaz and Manolo Blahnik, Kate Moss and the renowned photographer Nick Knigh. This collection is more than a statement of intent, it is a manifesto.
Martin Margiela is celebrated for aesthetics, while Galliano has narrowly missed this, and 25 outfits will show this: the unparalleled elegance of the 20s that does not clash in the present, but only causes a surge of poignant nostalgia, and that vague sense of the grotesque does not clash, indeed, is a vital part of this harmony. Some futuristic makeup accompanied by velvet turtleneck suits, intense colors like red, mini skirts are mixed with structured jackets, all seasoned with feather headdresses.
The criticism? Of course there is some, but it would have seemed strange even to the designer himself if it there was not, and he might understand this as a failure of his work. In fact, everyone here breathed a sigh of relief for the “end of exile”, and suddenly, when everyone thought about the Pitti Uomo, all have rediscovered London Mens Fashion Week.
The editor of fashionista.com, Lauren Sherman, has said: “The demons of Galliano are gone and this collection is its proof.” Maybe not quite the fashion house he wanted, but the child prodigy has returned.
Images: Style.com
Comments by Cristina Izzo