La settimana della moda parigina delinea, nitida, un nuovo concetto di donna. Senza preavviso rompe con gli eccessi delle passate stagioni che di esasperati decorativismi avevano fatto un topos ricorrente. Delinea nuovi equilibri per abiti destinati ad essere vissuti, abiti comodi e veri che rendono le passerelle trasposizione della vita reale.
La donna del prossimo inverno non ha abiti per le varie occasioni non veste clichè, attesta piuttosto il suo potere, indole e carattere, in ogni istante attraverso un dress-code mirato ad una realistica affermazione di se stessa.
Isabel Marant, amatissima dalle donne di ogni età rivoluziona democraticamente le femminee sembianze tracciando linee decise, a tratti primordiali, pellicce e montoni sono contaminati da tagli militari e autoritari sfumati in color kaki.
Non un maschiaccio ma una guerriera metropolitana su tacchi a spillo e dalla vita sottile.
Hussein Chalayan lavora su una tavolozza essenziale. Lasciato il filone concettual spettacolare, rivaluta tratti di storia del costume reinterpretandoli sul corpo della donna del 2015. Concedendo eccessi folklorici mascherati di minimalismo, interpreta la precarietà della transizione in chiave sartoriale.
Interpreti della femminilità nuova sono Jay Ahr e Maison Martin Margiela.
Il primo mette in mostra le gambe in movimentate minigonne a corolla creando piacevoli squilibri di proporzioni con i top-coat e maxi-pull. Fil rouge è la catena che traccia e delinea margini.
Volluttuoso è il mantra che riecheggia da Margiela, spalle costruite e cinturini in vita trattengono giochi di trasparenze a tratti piacevolmente frivoli.
Parigi è anche eccessi che si incontrano sulle diverse passerelle in dissacranti contrasti. Testimoni di due diversi filoni di pensiero Yohyi Yamamoto, che fa dell’oversize il punto focale della sua passerella, e Ackermann, che adotta linee verticali, scarne e fluide declinando in colori formali un’austerità che passa da spropositate lunghezze a severe cuffiette che nascondono i capelli. Un’eleganza maschile.
Ebra e delirante é la visione che Watanabe ci consegna della femminile eleganza. Esaspera i dettagli. Volantini e particolari in contrasto, come in una favola, si ingigantiscono rubando la scena ai severi tagli che hanno caratterizzato le altre passerelle.
Rouland Mouret si concede volentieri a puri grafismi, linee essenziali che, come architetture funzionali della Bauhaus, ridefiniscono nuove silhouette monocromatiche.
Una prova soddisfacente quella di Issey Miyake. Lo stilista giapponese racconta una storia sospesa tra la fantasia e la tecnologia che profuma di resina e muschio. Un’incursione prepotente in un’immaginifica foresta che si palesa in ruvidi tronchi e concentrici nodi in un detour di pura fantasia.
Gli stessi grafismi sono da osservare anche da Acne studios che abbandona i neri e il grigio, colore consacrato sulle passerelle come il nuovo nero, in favore di colori freschi e frizzanti. Poche concessioni dal guardaroba maschile per una donna che grida la propria femminilità secondo nuovi paradigmi.
Acerbo lo stile di Geraldo da Conçeicao che disegna per Sonia Rykiel una donna che ricerca un instabile equilibrio tra orientalismi e un tratto chic borghese come una moderna dandy. Un perbenismo che si allontana dall’impertinenza maliziosa che aveva contraddistinto il brand.
Paris FW giorno 4° e 5°: donne alla ricerca della propria essenza.
Immagini: Style. com. Da Sinistra a Destra:Isabel Marant, Chalayan, Jay Ahr , Maison Martin Margiela, Yohyi Yamamoto, Ackermann, Watanabe, Roland Mouret, Issey Miyake , Acne studios, Sonia Rykiel
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