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METAMORPHOSIS, GIORGIO ARMANI PRIVÈ HAUTE COUTURE SPRING 2012

Non ci sono parole per descrivere questa collezione Giorgio Armani Privè, perchè Armani ha letteralmente sconvolto il topos e l’idea che il pubblico si era fatto del suo stile. Infatti, se qualcuno riteneva che re Giorgio fosse il principale assertore e attuatore del “non colore” si è sbagliato di grosso e questo defilè ne è la prova contraria; i colori, seppur sobri, dominano l’intera scena e lasciano, per usare un’espressione che è luogo comune, col fiato sospeso.

Il tema centrale della sfilata è la metamorfosi animale, in particolar modo, quella del serpente. I mutamenti si possono cogliere durante tutto lo show: i colori, cangianti, passano gradualmente dal verde scuro al verde chiaro e questo si presenta in versioni sempre più accese fino ad arrivare al giallo chartreuse (tinta fluo tra il pera e il lime).

Gli abiti sono scultorei, lineari, a tratti essenziali: è come se Armani avesse voluto immortalare ogni attimo di questa serpentina e fluida metamorfosi che, forse, è anche la sua. Dico questo, perchè lo stilista, da sempre considerato il re del ready-to-wear, ha dato sicuramente una svolta nella sua vita professionale presentando le proprie collezioni non più solo a Milano, ma anche a Parigi dove tutt’ora fa sfilare la sua couture. Una prova molto ardua per uno stilista italiano che, molto spesso, accetta la sfida della co-presenza dei grandi nomi dell’alta moda quali Dior o Jean Paul Gaultier; doppiamente ardua se la propria idea estetica (almeno per questo show) “cambia” cosi radicalmente.

Stupisce anche la nuova concezione del binomio donna-abito di Gorgeous George. Se normalmente era l’abito che si modellava al corpo, in questo caso è l’esatto contrario. Lo si nota dalla grande tangibilità della collezione, dai tailleur ai vestiti lunghi, in cui tutto è marmoreo e sembra quasi potersi toccare con mano. Le stampe sui vestiti, come ho già detto, riprendono il tema della metamorfosi del serpente e gli stessi cappellini, ideati dal caro Philip Treacy, lo enfatizzano; non solo, anche i gioielli e le scarpe richiamano l’ “effetto squame”, senza dimenticare i ricami e le spille, adeguatamente inseriti.

Veramente bello, infine, è stato il gesto compiuto da Roberta Armani che, venuta a conoscenza della nomination agli Oscar di Jessica Chastain, come migliore attrice non protagonista per il film “The Hep”, ha ordinato per lei un bouquet e, lo Zio in persona, li ha gentilmente offerti alla “nominata”.

“Now that’s PR” (Tim Blanks).

Ivan Allegranti

 

 

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