Il terzo e ultimo giorno di presentazioni per questa settimana della moda maschile milanese mi vede in quattro showroom molto prestigiosi: quello di Fratelli Rossetti, Larusmiani, Gianni Barbato e Massimo Sforza.

Fratelli Rossetti, già incontrato a Pitti, rimette in auge il mocassino Brera che, per questa stagione, è stato lavorato con la tecnica artigianale Fender donando così alla scarpa l’effetto di essere stata appena verniciata. Oltre al modello in questione ve ne sono altri molto belli e particolari; bisogna però sottolineare che questa presentazione giocava molto sulla pittura, sui colori, sull’arte. Fratelli Rossetti, infatti, ha incentrato questa presentazione sull’artigianalità della scarpa che non è più nei classici colori come il marrone e il nero ma è sfumata, colorata, invecchiata. A confermare questa mia tesi vi erano delle immagini sulle pareti dello showroom che mostravano vari modelli, dal Brera ai classici polacchini, pitturati, colorati, giovani. È una sorta di apertura ad una clientela più giovane questa che ha compiuto il brand, perchè, una sprizzata così grande di colori non si era mai vista.

Nuova apertura ad un mercato meno abbiente, più giovane e modaiolo è il must per Larusmiani che ha allargato i suoi orizzonti a questa nuova ed esigente clientela. Questo cambiamento, mi spiega la ragazza della press, è dovuto ad un rinnovo del personale dell’ufficio stile che, ora, è composto da giovani talentuosi e col senso dello stile Larusmiani. Il cambiamento si vede, è notevole, ma non riguardo al prodotto ultimo, quanto al prezzo finale di questo! Infatti, se una camicia bianca Laurusmiani, normalmente( in negozio) costa, intorno ai 400 euro; quelle di questa linea più giovane 200, il che significa che il costo è dimezzato. La differenza sostanziale però sta nella vestibilità che, per la linea young è più asciutta e slim mentre per quella classica è rigorosamente old. Notevole è stato il dover dire il termine “moda” che, alle ragazze addette alla presentazione della collezione, faceva venire il magone; non perchè schifate dalla collezione o dal termine in  se, quanto per il rimodernamento del marchio che, diventando più giovane, necessita di questo termine, a loro nuovo, perchè il sarto Miani è noto per la sua non-moda. Veramente apprezzabili erano i pezzi sia di “couture”, nella sala centrale dello showroom in via Verri 10, che quelli di ready-to-wear che avevano il loro fascino. Molto particolare, era una delle tre sale dello spazio che aveva il pavimento ricoperto di sassolini e i pantaloni appesi ad un albero, ciò simboleggiava la nuova vita del pantalone elegante Larusmiani che non è più solo classico ma anche slim, asciutto, alla moda. Molto soddisfatto di questa presentazione e molto colpito dalla bellezza di tutto ciò che avevo visto in questo showroom sono andato nella boutique monomarca di questo marchio( via Montenapoleone angolo via Verri) dove la ragazza mi aveva consigliato di andare a farmi dare un sacchetto per inserirci il comunicato stampa appena ricevuto: grande stupore è stato il sacchetto che, sembra innoquo a vederlo, ma non lo diventa più se si toccano i manici che sono in finissimo velluto blu. Ivan Allegranti 0 – Laurusmiani 1000!

Il desiderio di sorprendere è la chiave su cui si basa il lavoro del calzolaio-designer Gianni Barbato che sorprende il suo pubblico e me con le proprie creazioni e non solo, infatti, proprio il 16 gennaio 2012, in concomitanza con la sua presentazione, ha aperto il proprio showroom a Milano, in via Sant’Andrea 2. Arrivato in anticipo rispetto all’orario stabilito per la presentazione, ho aiutato le ragazze del visual a sistemare l’allestimento definitivo della presentazione che, alla stampa, è piaciuto particolarmente, da come mi racconta la PR Simona Cochi. Questo open day Gianni Barbato ha avuto come tema l’utilizzo del pellame pregiato che, in questo caso, non è singolo per ogni scarpa ma si hanno due o più tipi di pelle su ogni scarpa. Notevoli, infatti, erano le scarpe in coccodrillo e vitello marroni; in questo caso era sì pregiata la pelle in alligatore ma eccezionale era il fatto che, da questo animale, è stata utilizzata la pancia e non la schiena come nella maggior parte dei casi: l’effetto era quello di morbidezza assoluta al tatto e alla prova della clazatura. I modelli iconici(gli stivaletti) Gianni Barbato erano comunque presenti però, sono stati rimodernati su misura per questa stagione; è il dettaglio quello che conta mi dice Simona Ciochi e ciò si vede tantissimo in tutta questa presentazione.

 

“Il mio desiderio è quello di creare l’inattesso, non il superfluo” dice Massimo Sforza che punta la sua collezione su un unconventional chic: comodo ma elegante, ricercato. A proposito lo stilista afferma “volevo creare indumenti che avessero una specifica utilità, senza mai sminuire la percezione di stile ed eleganza che questi possono tramettere pur mantenedo la loro innata comodità nell’indossarli”. L’utilizzo di materiali finissimi, l’eleganza estrema è comunque, come sempre, la nota distintiva della collezione che è bella, perchè raffinata, semplice e lussuosa. L’eleganza di Massimo Sforza si basa sul non far vedere e sulla “semplicità” del vestito, dice lui stesso:” mi piace l’idea che le persone che osserevano i miei capi non colgano tutto ad un primo sguardo; indossandoli ci sono dettagli discreti e quasi impercettibili che i clienti hanno la soddisfazione di scoprire nel tempo.” In collezione, però vi erano due filoni di colori che hanno ispirato l’intero operato dello stilista: quello di Monet con colori chiari e scuri ma molto semplici come il susina, il bordeaux e il cammello e quello ispirato ai colori di Van Gogh i cui colori sono riferiti all’ultima parte della giornata, la sera. Si hanno, quindi, in questa seconda tavola cromatica, colori come il nero, il navy, il sabbia e il color zaffiro. Non vi sono parole per descrivere la collezione, bisogna andare di persona nello showroom Massimo Sforza per capire l’enorme bravura di questo stilista “inatteso, non superfluo”( Massimo Sforza).

 

Ivan Allegranti