Bendetta Tagliabue, oltre ad essere simbolo di donna in carriera realizzata, rappresenta tout court l’ immagine di chi, nonostante le difficoltà, ha raggiunto risultati straordinari con la tenacia e la passione per il proprio lavoro.

Il suo è un affascinante nuovo modo di pensare l’architettura, un mood che procede pensando in maniera globale ma agendo a livello locale.

L’originalità e la pluralità dei suoi progetti si riflette in maniera dialettica nella sua persona, così come spazia dal disegnare una cantina, una biblioteca o un palazzo simbolo di una capitale, sperimentando nuovi materiali e colori, nello stesso modo la vediamo vestita con capi originali, pezzi unici scovati in piccole boutique, realizzati con tessuti desueti e cromie insolite.

E’ proprio lei la vincitrice del RIBA Jencks Award 2013, Premio che annualmente dà riconoscimento ad una persona, o ad un risultato, che di recente abbia offerto un importante contributo internazionale alla pratica ed alla teoria architettonica.

Ne dà l’annuncio il prestigioso Royal Institute of British Architects (RIBA). Prevista per martedì 19 novembre presso la sede del RIBA a Londra, una conferenza pubblica presieduta da Charles Jencks, dove a parlare sarà la stessa Tagliabue.

Classe 1963, una laurea all’ Iuav di Venezia, un invidiabile portfolio di riconoscimenti ottenuti e progetti realizzati, il Parlamento scozzese, il mercato di Santa Caterina a Barcellona, il Campus Universitario di Vigo, il Padiglione spagnolo al World Expo 2010 di Shanghai, solo per citarne alcuni; Benedetta Tagliabue oggi è stata scelta come vincitrice del premio con giudizio unanime.

Charles Jencks, a tal proposito, ha affermato che la giuria “ha premiato lo straordinario talento e la carriera di Benedetta Tagliabue, soprattutto come direttrice dello studio EMBT, per aver creato un’architettura calda, sorprendente, complessa e “aperta”, che assomiglia molto alla città da cui scaturisce: Barcellona.”

Attualmente, l’architetto dirige lo studio EMBT, avviato negli anni novanta con il defunto marito Enric Miralles, e l’ omonima fondazione, il cui scopo è promuovere l’architettura sperimentale in memoria del partner.

Ammirazione: questa è la parola che vogliamo rivolgerle, per essere riuscita ad esercitare la professione che ama, per non aver fatto cozzare le vicende private col proprio lavoro, per aver sempre un’ immagine impeccabile, e perché, a cinquant’anni, sebbene già abbia ottenuto molto, il suo sembra ancora un percorso in fieri.