Dolce e Gabbana, da sempre impegnati nel ricreare l’amata Sicilia nelle proprie collezioni, hanno fatto sfilare nella passerella autunno/ inverno 2013-14 mosaici viventi, vere e proprie regine bizantine con abiti a taglio ad A o a clessidra con stampe del Duomo di Monreale o della Cappella Palatina di Palazzo dei Normanni a Palermo.

I siciliani hanno subito riconosciuto una Sant’Agata a quadretti stampati, patrona di Catania, che sembrava volerci dire che la moda è un’arte sacra. Ma perché proprio l’arte bizantina?

Quando si parla di arte bizantina ci si riferisce ad un periodo approssimato tra il IV ed il XV secolo. Questa tendenza si sviluppò prima nell’Impero romano, poi in quello bizantino (forse più conosciuto come Impero Romano d’Oriente) del quale finì per prendere il nome e della cui capitale Bisanzio divenne emblema.

I canoni dell’arte bizantina sono principalmente tre: la religiosità, l’anti-plasticità e l’anti-naturalismo, figure piatte, stilizzate la cui ieraticità richiama ad un’intensa spiritualità. L’obiettivo principale dell’arte bizantina (se si può parlare di obiettivo) è stato infatti il tentativo di descrivere le aspirazioni verso il Divino tipiche dell’Alto Medioevo.

Forse proprio per simboleggiare questa ricerca della spiritualità il noto marchio italiano ha calzato le modelle con vertiginosi tacchi incastonati di pietre. Quei talloni sorretti da barocche guglie sembrano citare involontariamente anche le alte torri della Sagrada Familia di Gaudì a Barcellona, decisamente successiva come architettura, ma molto vicina come aspirazione e sacralità.

Fra corone e croci pendenti dalle orecchie, il pezzo più impressionante della collezione è stato un bustino dorato, decisamente più adatto a vestire una creatura sovrannaturale, davanti alla quale non possiamo far altro che inchinarci, che una semplice modella. Va detto che un progetto simile l’aveva già realizzato il marchio Chanel, nella collezione Pre Fall 2011, quando Karl Lagerfield, guidato dalla immortale passione di Coco per i gioielli bizantini, aveva creato degli abiti-icona con le stesse luminosità e lo stesso potere di suggestione ispirati ai mosaici della basilica di San Vitale a Ravenna.

Il modo di vestirsi in uso nell’impero bizantino, ed in particolare nella sua capitale Costantinopoli, si modificò profondamente e ripetutamente nel corso dei secoli, ed era l’imperatore bizantino in persona a lanciare la moda del tempo. Ogni epoca ha i propri imperatori, che questi stilisti si siano voluti paragonare a un moderno Giustiniano? Di certo entrambi sono diventati delle icone.