La VII edizione di roBOt Festival, manifestazione internazionale dedicata alla musica elettronica e alle arti digitali ideata da Shape con il patrocinio e il sostegno di Comune di Bologna – si è tenuta dal 1° al 5 ottobre in diversi luoghi della città di Bologna: il Palazzo di Re Enzo ha ospitato la programmazione diurna del festival che si è poi concluso presso MAMbo  il 5 ottobre.

Per la prima volta la declinazione notturna si concentra tutta nel quartiere fieristico della città (venerdì 3 e sabato 4 ottobre), grazie alla collaborazione con BolognaFiere che da questa edizione è partner di roBOt. Tanti e nuovi, gli spazi cittadini coinvolti: Adiacenze, Housatonic, Collegio Venturoli, Maison Ventidue e MakeInBo, per citarne alcuni.

Una lunga lista di artisti ha proposto  nuove visioni, nuove suggestioni, nuove eleganze – alla ricerca di un livello superiore tra dancefloor evoluti e sperimentazione. Tra loro ricordiamo Burnt Fiedman&Jaki Liebezeit e Roly Porter,  Fort Romeau, Quiet Ensemble, come anche  Sons of Magdalene, Torn Hawk e James Ferraro
Ma è con il calar del sole che sono arrivati i nomi più conosciuti: Ricardo Villalobos, Mathew Jonson e Craig Richards, Moderat, Jon Hopkins , Gold Panda e Factory Floor  che hanno affrontato una sfida senza precedenti per la città emiliana: roBOt è infatti sbarcato negli spazi della Fiera regalando uno spettacolo musicale di pari livello rispetto ai più grandi festival europei di musica elettronica. 

Una sezione della manifestazione è stata dedicata alle arti visive, andando oltre i confini del festival, indagando, esplorando, ricercando. L’indagine della sezione arti visive è stata affidata a due sezioni parallele: il bando call4roBOt rivolto a ricercare realtà emergenti e progetti artistici attinenti al tema portante della manifestazione. I 25 progetti selezionati si sono confrontati con il tema #lostmemories – e i progetti curatoriali, con cui il festival si fa committente per offrire lavori inediti e site specific, coinvolgendo artisti nazionali e internazionali, tra i quali sono da citare Antonello Ghezzi , Icaro Zorbar , Jonathan Monaghan e Quiet Ensemble.

Grazie alle nuove tecnologie il processo di costruzione della memoria – da sempre imperniato sulle attività di imparare, elaborare e dimenticare – si arricchisce e produce forme ibride di memoria digitale, dove i confini tra pubblico e privato sono sfumati e dove la tecnologia e le pratiche sociali sono dinamicamente e reciprocamente connesse.

Internet è già diventato il nostro “hard disk esterno” a cui accedere solo in caso di bisogno? Come coniughiamo la crescente capacità di registrazione e conservazione dei dati con il diritto all’oblio e con l’ingenuità con cui spargiamo nel Web le nostre tracce digitali? Se una mattina ci svegliassimo senza Wikipedia, cosa sarebbe della nostra memoria e conoscenza comune“?

Tale è il manifesto dell’evento e domanda alla quale #lostmemories, tenta di dare una risposta , proponendo un’esperienza collettiva che non sarà facile dimenticare.

 Tra apparizioni di stelle, tecnologie decadute e rianimate, concerti di luce, mondi inesplorati, l’arte contemporanea di roBOt  è riuscita a condurre i presenti attraverso nuove esperienze del nostro tempo, proponendo performance, installazioni, video e animazione, design e
fotografia, in sinergia con musica elettronica e temi attuali.

 


Immagini: roBot Official Facebook Page