Per i meno appassionati di moda, Alexander McQueen è il nome della maison che ha confezionato l’abito da sposa di Kate Middleton. Per il resto di noi, Alexander McQueen era un genio dal talento smisurato con un’anima estremamente fragile. Una fragilità che si riflette in tutte le sue creazioni e anche nella mostra a lui dedicata. Savage Beauty, letteralmente bellezza selvaggia, è il nome della mostra in scena presso il Victoria&Albert Museum di Londra, mostra che, realizzata in collaborazione con Swarovski, American Express, MAC e Samsung, ha già fatto il tutto esaurito di biglietti alla sua apertura (è per questo motivo è stato deciso il suo prolungamento).
E’ un viaggio introspettivo nella mente di un designer dalle mille sfaccettature, in cui ognuno può vedere qualcosa di se. Specchi, tantissimi specchi che riflettono le collezioni, a mostrare un po’ del designer un po’ il punto di vista dello spettatore. E’ facile andare oltre gli abiti e gli accessori, come le celebri Armadillo shoes, e vedere ciò che più ossessionava McQueen: un lato romantico che si contrapponeva all’ossessione per la morte, analizzata, sviscerata in molte creazioni. Uno spirito gotico, cupo, a tratti aggressivo, ma in realtà McQueen era capace di vedere quella parte oscura dell’anima che ogni uomo ha dentro, e a differenza di tanti altri, lui sceglieva di non ignorarlo. “Io trovo la bellezza nel grottesco, come molti degli artisti. Io devo forzare le persone a guardare a queste cose” affermò una volta.
Piume, fantasie, strati di seta non sono solo dettagli costosi di abiti e cappotti, ma sono scorci di un uomo che andava ben oltre la misera creazione di uno show. E anche se i suoi sono riprodotti su schermi presenti ovunque, non può venire che un senso di malinconia a vedere manifesti di un’arte ormai perduta che porta il suo nome.
“Londra è dove è il mio cuore e dove io prendo ispirazione”, con queste parole McQueen si descrisse una volta, nel lontano 2000, e a questa città che oggi lo celebra lo stilista fu sempre affezionato, perché Londra era la sua casa (l’East End), il luogo che aveva alimentato il suo genio (la Centrail Saint Martins) e il luogo dove aveva mosso i primi passi nel mondo della moda ( Savile Row, Mayfair). La voglia di rompere con le regole imposte, espresse nella ricerca costante di nuove linee e volumi, è mitigata da un certo attaccamento alle proprie radici, in particolare quelli scozzesi ( collezione A/W 2006, The Widows of Culloden) e successivamente quelle inglesi ( collezione A/W 2008 The Girl Who Lived in the Tree). Era fiero di appartenere ad un passato glorioso e lo celebrava nel modo che gli riusciva assolutamente più congeniale.
Particolarmente interessante da scoprire all’interno della mostra è il Cabinet of Curiosities, dove è possibile ammirare tutti i pezzi iconici creati in collaborazione con altri giganti della moda, come Philip Treacy, e creazioni fatte appositamente solo per la passerella.
Alexander McQueen era intenso, ossessivo, avvolto da una corazza dura e cupa che celava un animo fragile che era alla costante ricerca di risposte. E questa mostra racconta anche quessto: il lato più umano di un grande artista.
E’ come vedere un unicorno: qualcosa di impossibilmente bello e irreale.
Immagini: Victoria&Albert Museum Official Website
Comments by Cristina Izzo