A pochi passi dal dinamico quartiere di Altona, in Keplerstraße n°20 all’angolo con Große Brunnenstraße ad Amburgo si trova la piccola officina di Thomas Keil. Dall’esterno è chiaramente visibile il laboratorio dove Keil è intento a lavorare un paio di derby quasi pronte per la consegna. Una volta all’interno, a catturare l’attenzione, oltre agli svariati attrezzi che ricoprono quasi un’intera parete, è il profumo di cuoio.

Thomas Keil ha alle spalle una lunga tradizione nel campo della lavorazione della pelle: seguendo la tradizione delle passate generazioni, l’interesse per la materia e per una qualità che va oltre l’eccellenza, hanno caratterizzato la formazione professionale dell’artigiano, portandolo a conseguire un apprendistato nel 2001 presso una fabbrica di conciatura del cuoio. “Mi sono sempre sentito un predestinato in questo ambito- afferma Keil continuando a rifinire la scarpa che porta in grembo- e ne ho avuto la conferma dal mio mentore”.

Ridendo, afferma poi di aver avuto anche una notevole fortuna: “Esistono segreti e metodi di lavorazione che da secoli si trasmettono di padre in figlio e che, proprio per mancanza di un erede, io ho avuto occasione di apprendere e fare miei”.

Quotidianomime ha avuto l’opportunità di colloquiare con Keil ponendogli una serie di domande.

– Come descriverebbe il suo cliente tipo?

E’ individualista, ha un interesse per le scarpe, anzi si dedica al culto di questo particolare accessorio e riesce ad intuire che dietro ad ogni scarpa c’è una storia, un metodo che potrebbe essere definito arte. Sa cosa vuole, ha ovviamente delle necessità che io riesco a soddisfare venendogli incontro con un prodotto fatto totalmente a mano e su misura. Come ha potuto notare, non esistono in questa bottega due paia di scarpe simili. Soffermandosi sui dettagli si può vedere che nemmeno due scarpe dello stesso tipo sono in realtà identiche fra loro: il concetto di simmetria in natura non esiste. Come non esiste un viso perfettamente simmetrico, così non esistono nemmeno due piedi identici sotto ogni punto di vista. Di conseguenza, anche la scarpa deve adattarsi alla perfezione al piede che la calza”.

Qual è in target di vendita del suo prodotto?

“Non ho un target preciso di vendita, in realtà. L’età media della mia clientela oscilla tra i  30 e i 50 anni, ma con svariate eccezioni. Per esempio, proprio ieri ho consegnato un paio di scarpe ad un ragazzo di 17 anni, la terza generazione che continua a preferire la qualità e l’eleganza di un pezzo di artigianato, invece di comprare un oggetto prodotto in serie”.

Si deduce che i suoi clienti appartengono ad un ceto benestante.

“Non esattamente. I miei clienti sono uomini di classe, con una cultura e un’educazione alla raffinatezza e alla cura del dettaglio. Ma non appartengono tutti al ceto benestante. Ho un cliente che lavora come insegnante in una scuola pubblica, ma che è fermamente convinto della necessità di avere tre paia di ottime scarpe. Il prezzo sarà magari alto ( 200€ circa a paio, nds) ma di sicuro è un ottimo investimento duraturo nel tempo. In Germania abbiamo un detto: chi compra merce scadente, compra due volte. Credo renda bene l’idea”.

Quale sono le sue fonti d’inspirazione?

“Ho avuto modo di osservare il mio mentore al lavoro e di ricavarne i segreti e i rituali per lavorare il cuoio. L’arte del creare scarpe non è solo un semplice procedimento, quanto piuttosto una religione. Ma da sola non basta: ho appreso tutte le basi, ma in ogni scarpa cerco sempre di aggiungere qualcosa di mio, di dare il mio tocco d’avanguardia. Cerco sempre di creare qualcosa di classico ma che trasmetta una vibrazione di unicità.”

Tre “must have” che non possono mancare nell’armadio di un uomo?

“Innanzitutto una Derby classica, nera. E’ estremamente semplice, eppure senza tempo. Poi un mocassino cuoio scuro, adatto a qualsiasi occasione. Infine, una Budapest o una Oxford, bicolore, per spezzare la monotonia di un outfit, regalando un tocco di eccentricità a chi le indossa.”

Ha mai pensato di creare anche scarpe per donne?

“In realtà lo faccio già, anche se devo ammettere che la mia clientela è prevalentemente maschile. Il problema delle donne, soprattutto se giovani e in carriera, è che non si accontentano di un paio di scarpe di qualità che durano nel tempo. Sono alla constante ricerca dell’ultimo prodotto che, dopo neanche un mese, ripongono nell’armadio per sostituirlo con un paio di scarpe ancora più alla moda. Raggiunta una certa età, però, le donne diventano più simili agli uomini, preferendo un prodotto comodo ma comunque senza tempo.”